02 settembre 2025
Il Circo. Quello vero
05 giugno 2024
Mai dire mai...
Niente comincia da sé e niente finisce per sempre.
Mi è venuta questa frase parlando con una persona. E poi ne ho discusso con un’altra, stava piangendo per un lutto. In fisica si direbbe: “Nulla si crea e nulla si distrugge”. Ed è così anche per i rapporti umani.
Una scuola di pensiero dice che sono i figli a scegliersi i propri genitori. Prima del concepimento avrebbero modo di poter scegliere. Quindi non si comincerebbe a caso.
In una canzone Roberto Vecchioni canta: - “Non eri ancora nata e già ti avevo dentro”. - A molte cose, spesso le più importanti, non si dà troppa importanza. Come invece meriterebbero. I colpi di fulmine. Trovarsi in sintonia con una persona appena incontrata. Anche solo un incrocio di sguardi in cui entrambi hanno la sensazione di essersi già conosciuti. Cose che hanno qualcosa, se non molto o tutto, di magico. Tutto ciò accade perché quelle persone le abbiamo già conosciute davvero.
Ligabue a sua volta canta: - “Se l'universo intero ci ha fatto rincontrare qualcosa di sicuro vorrà dire”. - Ecco vuol dire proprio questo. Infatti ancora lui in un'altra canzone dice: - “Ci sei sempre stata”.
Le persone a cui si tiene veramente sono sempre con noi. E bisogna convincersi che tutto ciò che si “perde”, lo si ritrova. È solo questione di tempo. E come si sa il tempo non esiste, in quanto, è solo un’illusione. Questo non solo dovrebbe aiutare a lenire sofferenze. Ma anche a convincersi che bisogna smettere di cercare ciò che già si ha. È un lungo cammino e niente finisce per sempre. Quelle persone un giorno le rincontreremo.
Da questa
parte o dall'altra.
05 marzo 2023
Déjà-vu
11 febbraio 2023
Calabria e Massoneria
05 gennaio 2023
La befana
24 dicembre 2022
Natale: l'Unione tra il Cielo e la Terra

“Mai un albero fu adorato unicamente per se stesso, ma sempre per quello che, per suo tramite si "rivelava", per ciò che esso implicava e significava” Mircea Eliade
07 dicembre 2022
La magia del numero 7

Presso gli Egizi simboleggiava la vita.
Il valore del 7 sta nel fatto che rappresenta l’unione del 4, l’umano, al 3, il divino. 4+3=7
28 ottobre 2022
San Michele Arcangelo. Massoneria
12 settembre 2022
Where's the party
Where's the party
1986. Usciva l’album True blue di Madonna. True blue, la canzone che dava il titolo all’album, ancora oggi quando la ascolto mi da quei due, tre minuti di spensieratezza un po' come in quegli anni. L’incipit della canzone fa: “Eh!" -"Uè!” Proprio come ci salutavamo noi. Sarebbe “Ehi! What?” ma riascoltatela per farvi l’idea. Le canzoni arrivavano a noi con i juke-box oppure con le cassette nella 127 rossa di Vittorio. Quella macchina era anche nostra, visto che alla sera ci chiudevamo dentro ad ascoltare la musica preferita di Vittorio. Le cassette le comprava tutte originali e poi finivano con il nastro incastrato all’interno dell’autoradio. Non a caso si chiamavano mangianastri. All’interno di quell’album c’era appunto Where's the party. I parties, intesi nel vero senso del termine, con serate danzanti e qualche drink, avvenivano spesso in qualche casa vuota. Come quella di Domenico. All’ingresso del primo piano, una piccola cucina e un’altra stanza, mentre al secondo piano c’era la stanza con la moquette marrone dove si ballava. Ma si e no, in quella stanza, ci stavano 15 persone. Allora molti rimanevano all’esterno o nella piccola cucina dove c’erano anche i drinks: Il Martini non mancava mai, “No Martini, no Party”, anche se a quei tempi era conosciuto solo come vermouth, il Cinzano, altro vermouth, il Rosso Antico e il Ballantine's. Però per noi i veri parties, chiamamoli cosi, erano quelli che facevamo al circolo ARCI. Guarda caso fu proprio lì che guardammo il primo concerto di Madonna in Italia. L’evento fu trasmesso in diretta da Torino nel 1987 dalla RAI. Chi non ricorda "Ciao Italia, ciao Torino. Siete caldi?". Ma di quel concerto vedemmo ben poco perché la corrente elettrica andava e veniva. In quegli anni capimmo bene il significato di corrente 'alternata'. Ogni qualvolta pioveva la corrente mancava. Ma quella sera non pioveva. Così come, spesso, non pioveva quando mancava durante le partite di Coppa Campioni. Oltre che al sistema elettrico carente c’era anche qualche dipendente, ben pagato, dall’Enel, che si divertiva. In quegli anni c’erano i tre canali RAI, i tre di Mediaset e qualche TV locale. Al cinema si andava solo con le scuole. Delle volte una persona adulta ci chiedeva di fargli compagnia fino a Vibo dove doveva andare a vedere un porno. Ma noi minorenni non potevamo entrare e ce ne andavamo in giro fino al termine del film. Quando da maggiorenni volemmo provare l’ebbrezza del film porno al cinema, andammo a Pizzo e dentro ci trovammo parecchi compaesani. Da minorenni l’unico modo per guardare i film porno erano le VHS, che guardavamo, sempre, al circolo ARCI. Solo che quando era aperto c’era sempre qualche avventore, se non Vittorio a rovinare i nostri piani. Allora trovammo il modo di ovviare a quella situazione. Del circolo avevamo le chiavi. Si 'salava' la scuola, si faceva 'sega', no quelle le facevamo dopo, e tornavamo alla mattina da Vibo in autostop. Chi ricorda il circolo sa che era chiuso dall’esterno con una sbarra e un grosso lucchetto. Quindi se non avessimo lasciato tutto com’era, qualcuno si sarebbe accorto che il circolo era aperto e veniva a romperci le scatole. Allora aprivamo e di corsa
29 agosto 2022
Il Mostro
Il Mostro
È proprio vero, la nostra memoria è come un’immensa cassettiera interconnessa. In ogni cassetto un ricordo. Quando apri un cassetto automaticamente se ne apre un altro connesso al precedente. Sappiamo cosa ci sia in quei cassetti ma alle volte frugando dentro quei cassetti, vengono fuori delle cose che ormai si pensava fossero state cancellate dall’hard disk. Ma, come ben sappiamo oggi, dall’hard disk molti file possono essere recuperati, da alcuni programmi in questo caso da stati d’animo o da situazioni che molto somigliano a quelle che si credevano cancellate. Infatti raccontando degli anni in cui eravamo distratti, quelli in cui vivevamo con quell’insostenibile leggerezza dell’essere, mi è tornato in mente che il nostro amico maggiorenne, non solo guidava la macchina di suo padre ma anche quella del fratello. Entrambe FIAT 131. Non sono mai salito su un'auto più comoda della 131. Quando ti sedevi dietro era come sul pullman quando ti sedevi ai posti in fondo, nella parte centrale del corridoio. Le 131 erano una verde, quella del padre, e una con un colore strano, una specie di rosso/fucsia del fratello più grande. Quest’ultima 131 la chiamavamo il “Mostro”. Forse per come era ridotta e per come si “comportava”. Infatti un giorno mentre andavamo al mare nei tornanti, che ci portavano giù dalla collina, quando si girava a destra iniziava a suonare il clacson fino a quando lo sterzo non girava nella direzione opposta. Quando si era in rettilineo o si girava a sinistra nessun “comportamento” strano. Quel giorno dopo il mare, al ritorno, invece di andare alla gelateria “Enrico”, come spesso capitava, andammo più in là de La Murena, verso Pizzo, che solitamente frequentavano le sere d’inverno in cerca di qualche pizzeria. Arrivati nel centro abitato c’erano i vigili. Ma la strada era dritta quindi nessun problema. Quando il vigile decise di fermarci e a dire ad Attilio “parcheggia sulla destra” il mostro iniziò a strombazzare all’impazzata. “Che cavolo suoni?” – “Non sono io è la macchina”. Scende alza il cofano e stacca qualche filo per tacitare il Mostro. Una sera andammo a una pizzeria verso Serra sempre con il Mostro. Era inverno. In quegli anni era divenuta una zona poco raccomandabile con un sacco di attentati e altre brutte storie. Infatti era stato mandato l’esercito. E a un bivio che portava a Serra c’era un posto di blocco h24. Essendo una zona fredda la sera e la notte avevano un falò sempre acceso. Quella sera ci fermarono e controllarono lo stato del Mostro e il suo contenuto. Come avrete capito lo stato del Mostro era pessimo e al suo interno c’erano anche delle cose che il nostro amico, come tutti, si era portato via da militare. Uno di loro disse: “Andatevene via subito e non fatevi più vedere da queste parti, sennò vi sequestriamo la macchina”. Veramente si chiama Mostro... Solo che al ritorno dovevamo ripassare da lì. Al ritorno un cenno: “Siamo sempre noi”. Come detto, lui era più grande di noi ma aveva un fratello della mia età, abitavamo vicini.Il fratello in quegli anni aveva un’altra compagnia, mentre la nostra, di compagnia, si rinsaldò ancor di più quando si fidanzò con la sorella di un altro nostro amico. Di suo padre ancora ricordo il fischio. Da bambini alla sera, quando era ora di cenare o di rincasare, si sentiva quel fischio. E i due fratelli non esitavano un secondo a salutarci e a tornare a casa. Con lui, i suoi fratelli e suo padre si vendemmiava e dalla sera di San Martino si cominciava a consumare quel vino. Una sera, proprio a San Martino, in 5 ne bevemmo 15 litri. Lo so bene perché riempivamo una damigiana da 5 litri direttamente dalla botte. Un 25 aprile c’era un caldo asfissiante. Oggi si sarebbe data la colpa al cambiamento climatico. Avevamo deciso di andare al mare. Ma c’era qualche lavoretto da fare e quindi aveva bisogno di aiuto. Allora decidemmo di andarci al primo maggio. Tanto sarà caldo anche quel giorno, pensammo. Al primo maggio andammo al mare ma c’era un freddo cane. Ma ormai era d’obbligo farsi il bagno. Prendiamoci questa botta di freddo e poi torniamo a casa. Quell’estate ci portava spesso al mare anche perché ci andava la fidanzata con i parenti francesi e noi dietro a lei. Prima di lei, ancora quando era militare, sempre al mare, si era invaghito di una ragazza a cui chiese l’indirizzo promettendole che le avrebbe mandato una cartolina da dove era militare. “Va bene” disse lei, “Però sulla cartolina non ti firmare con un nome da maschio. Firmati Attilia, così so che sei tu”. Il posto dove vendemmiavamo e dove festeggiavamo era sulla strada che portava al mare. Un giorno passò la fidanzata che come quasi tutti i giorni, per un paio di settimane, andava al mare con i parenti francesi. Tra loro c'era una ragazza, un po’ più piccola di me, carinissima, che la volta prima, sempre al mare, avevo conosciuto. Si fermarono con la macchina e dissero: “Vi aspettiamo al mare”. Ma il giorno prima avevano mezzo litigato e lui era poco propenso ad andarci. E io dentro di me ripetevo: “E andiamo, e andiamo”. Niente, non ci andammo. Così la francesina
21 agosto 2022
Quando si è giovani è strano
Quando si è giovani è strano
14 giugno 2022
Passare per tornare
Passare per tornare
Spesso ci si interroga se la morte sia un passaggio. Perché la vita cos'è? In quanti ambienti, luoghi, spazi, tempi, stati d'animo, passiamo durante il nostro vivere? Lo scopo, chissà a che pro, della vita, volenti o nolenti, è quello di evolversi. Nel senso buono o nel senso cattivo. Quindi "passare". Destra o sinistra. Perché l'esistenza è dualità. E anche l'aldilà è dualità. Bene e male. Gli Egizi definivano l'aldilà il Duat. Dalla stessa radice nascono i termini inglesi dual, two, twice, il greco dùo e il latino duo.
Però di niente si è sicuri. Alcuni, erroneamente, dicono che di sicuro ci sia solo la morte. Prendendo alla lettera la frase biblica: "Polvere eri e polvere ritornerai." Mai frase più stupida è stata tradotta.
"Tornerai all' Adamah perché da essa sei stato tratto" Genesi 3,19
24 marzo 2013
Appunti di "viaggio"
Heysel, 29.05.1985
Un mondo favoloso?!?
In questi giorni gli eventi, ma più che altro il loro preannuncio, spingeranno molti bambini e ragazzi a chiedersi cosa a sua volta spinge una vecchia, brutta, con le scarpe tutte rotte a girare di notte casa per casa a lasciare regali. Per di più in notti molto fredde. Molti si chiederanno, anche, come fa una povera vecchia, descritta come una stracciona, ad avere la possibilità di consegnare regali e regali, alcuni dei quali anche molto costosi. Altri, anziché regali, riceveranno dolciumi, ironia della sorte, dentro a delle calze. Che se tanto mi dà tanto, una che va in giro con le scarpe tutte rotte in che condizioni potrà avere le calze? Per questo alcuni hanno iniziato a non lamentarsi più di aver ricevuto solo carbone accontentandosi di qualsiasi cosa piuttosto che mettere mano su quella razza di feticcio. Oggi molti giustificano l'esistenza della befana considerandola come la concorrente in gonnella di babbo natale. Considerandola, anche, come una paladina del gentil sesso che avvicina le donne agli uomini anche da questo punto di vista. Se non altro babbo natale viene descritto, intanto, come un uomo paffutello, quindi di buona forchetta. Con un bel vestito rosso ed una barba bianca, folta e anche curata. Ma soprattutto come un uomo che può permettersi una mega slitta, trainata da innumerevoli renne, capaci di farlo spostare da una latitudine all'altra della terra. Senza timore di trovarsi a piedi nudi sopra la neve. Come qualcun'altra. Del resto il fatto che venga da un paese con un clima molto rigido, ed essendo arrivato ad una veneranda età, dimostra ancor di più che poi tanto male non se la passa e quindi può permettersi di fare, appunto, il babbo natale della situazione. L'unico problema per babbo natale è quello che in molte case non esiste più il caminetto, anche se a dire il vero non è che si sia mai saputo come la befana faccia ad entrare nelle case. Forse la nonnina di prima professione fa il topo d'appartamento. Il problema principale, che colpisce, in questo caso gli adulti, è quello di fare bene attenzione a non dire che questi personaggi non esistono e che sono solo frutto dell'immaginazione o delle vecchie storie, tramandatesi, forse, originandosi da vecchie credenze popolari. Perché si rischia grosso, come addirittura perdere il proprio posto di lavoro. Fatto successo ad un insegnante inglese che è stata licenziata per aver cercato di far credere, ai propri alunni, che babbo natale non esistesse.
Le favole favolose sono sempre esistite, da che il mondo è immondo. Pensate a come siamo dovuti crescere, sentendoci raccontare una favolosa favola, in cui una brava bambina che andava a portare il cestino, chissà poi pieno di cosa, alla nonna, si imbatte in un brutto lupo cattivo che vuole mangiarsela, e ci riesce pure, raddoppiando la razione, facendo di un sol boccone pure della nonna. Del resto lo sanno pure i lupi che gallina vecchia fa buon brodo. Per fortuna poi arrivò il cacciatore che, tagliando la pancia al lupo, riuscì a trarre in salvo le due malcapitate. Chissà come e perché ancora vive all'interno della pancia del brutto lupo cattivo, al quale andava fatta un’autopsia per capire se la vera causa fosse l'indigeribilità' della famiglia di cappuccetto rosso. E che dire di una bravissima ragazza così casta e pura che veniva chiamata Biancaneve, che faceva da colf a sette nani? Chissà mai il perché? Forse anche lei aveva sentito raccontare quell'altra favola in cui si dice, senza offesa per nessuno, che quelli bassi sono lunghi lì? In questa favolosa favola una strega cattiva la volle avvelenare. Perché invidiosa della sua bellezza, oppure perché invidiosa del fatto che Biancaneve avesse sette nani, solo in altezza, tutti per sé? Ma anche qui succede l'inverosimile, allorché arrivò il principe azzurro che dandole un bacio la fece ritornare in vita. E chissà mai, ancora, il perché questi a quel punto non ritornò più con i sette nani ma rimase con il suo nuovo principe. Non e' che questi non fosse altro che John Holmes? Di favole favolose ce ne sarebbero a decine. Vogliamo parlare della favola favolosa di Pinocchio? Geppetto falegname intaglia un pezzo di legno e questo per miracolo assume sembianze umane diventando Pinocchio. Ma questo bambino fu costretto a subirne di tutti i colori da una fatina che gli fece crescere le orecchie come un asino. Fu costretto a subirsi le paternali dal grillo, come i governi e molti altri, oggi, subiscono quelle dell'altro Grillo… Beppe. Anche qui, come in cappuccetto rosso, un animale li divora, una balena, anzi divora il babbo che addirittura ci abita all'interno. Con quel che si paga di affitto, avrà pensato, questa sì che è una favola vera!!! Anche per questa favola la spiegazione più plausibile è quella sessuale. Una fatina pedofila che fa crescere il... naso a Pinocchio, non prima, però, di averlo irrigidito, trasformandolo in legno. Le favole favolose sono queste. Lupi, orchi, streghe cattive. Da qui ognuno comincia a porsi le fatidiche domande: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Ma si ha la prima risposta definitiva, almeno una, quella che non siamo in un mondo favoloso, ma in un mondo di favole, di merda. Sia le favole sia il mondo.