24 marzo 2013

Origine storica di San Nicola da Crissa

Considerazioni sull’origine storica di San Nicola da Crissa



In origine il paese era denominato San Nicola della Junca (o de Juncis) poi negli anni, una volta passato sotto il feudo di Vallelonga, diveniva San Nicola di Vallelonga. Nome, questo, spesso omesso in molti documenti di quegli anni. Dopo l'unità d'Italia il centro abitato prese il nome di San Nicola di Crissa, prima, per poi arrivare all'attuale San Nicola da Crissa. Secondo alcuni studiosi il nome del nostro paese deriverebbe dalla città Crissa, fondata dai Greci Focesi (da Focea antica città dell’Asia Minore), che nel corso dell'VIII secolo a.c. iniziarono il loro movimento migratorio verso l'Italia meridionale. La città sarebbe stata fondata nel 650 a.C. come città satellite di Locri con il nome di Crissa (Considerazioni su quest’argomento a piè di pagina) .
Secondo il professor Galloro Antonio, nel suo “Profilo storico di San Nicola da Crissa”, l’antica denominazione del luogo non può che derivare dalla natura del luogo. Cito letteralmente le sue parole: “Santo Nicola “de junco” (altre dizioni: “della Junca” o “de Juncis”), al di là di qualsiasi altra motivazione di ordine paesaggistico che non può non richiamarci alla mente, per la particolare natura del suolo e la vegetazione che lo rivestiva, la presenza in situ di acquitrini e giuncaie (da qui anche la provenienza del termine “Pantano”, corrotto in “Pontani”, per ricordare un rione ancora oggi abitato), contiene nascosto in questa sua specificazione toponimica (“de junco”) un significato simbolico di grande rilevanza morale, in quanto la pianta del giunco, nella tradizione cristiana, rappresenta, per la sua flessibilità, l’immagine della santa umiltà, ideale per ogni monaco”. 
 
Il Mare di Giunco (Yam Suf) è anche il mare attraversato da Mosè e il popolo ebraico. Esodo.

Secondo, sempre, il prof. Galloro, citando lo studioso Domenico Teti, il paese molto probabilmente è nato grazie all’insediamento dei monaci basiliani, portando come prova l’esistenza a tutt’oggi di nomi di rioni che richiamerebbero l’esistenza dei monaci. “Monacella”, “Cutura”, “Tripona”, ecc. Ora dobbiamo dire che i nomi dei luoghi (toponimi) che richiamano la religione e in alcuni casi il nome stesso dei religiosi (agio toponimi) sono molto diffusi in tutta Italia, soprattutto quella meridionale, e risalgono al medioevo.
Per quanto riguarda i toponimi sopraelencati:
“Monacella”: c’e’ da dire che negli anni in cui sarebbe nato il nostro paese non mi sembra esistessero ordini ecclesiastici femminili se non vi fosse qualche “infiltrata” tra i basiliani. Cosa plausibile. Oppure era così chiamata qualche abitante del luogo da cui poi prese il nome il luogo stesso. Difatti ancora oggi in paese esiste la famiglia de “li monachi”.
“Cutura” (altro luogo “Li cuturi”): il toponimo deriva molto probabilmente da collura (pane), kollòura in greco, in sannicolese “cujrura” nome legato all'agricoltura; di cui sicuramente il paese ha dovuto il suo sviluppo.
“Tripona”: toponimo che può derivare dal greco Tripoda, Tripode. Dal latino Tripa con significato di "budella"o Intestino". Dallo spagnolo, grasso o panciuto.  O ancora un'influenza dal greco "trypanon" "trapano" o "foro".
Come detto gli agio toponimi sono i più diffusi tra i toponimi e nello specifico nel nostro paese, ci sarebbero anche questi: “L’abati”, “l’Abati Paparattu”, ”Santa Maria”, “La cona”, “San Brasi”, ”La monaca”, ”Vincilau”, ”Lu santissimu”, “Criscenzo”, “San Pascali”, “L’Angeli”, “Lu rimiti”, ecc.
Torniamo ora alla denominazione del luogo. Come sopra detto, il Prof. Galloro come specifica del toponimo indica “de junco”, “della Junca” e “de Juncis”. Mentre Nicola Alberto Mannacio cita solo “della Junca” e “de Juncis”. La specifica deriverebbe dalla pianta del “giunco” (la specie più comune del genere juncus). Nome che a sua volta deriva dal latino Juncus o Juncis. Da notare come in lingua latina ci siano Junco (juncus) e Juncis, ma non Junca! Altra cosa importante da notare è che l’etimo della specifica latina Juncus (Juncis) fa pensare a Jungere (proprio come lo diciamo noi) cioè congiungere. Molto più probabile una specifica che indichi San Nicola come un luogo che “congiunge”, “unisce”. Giacché il nome alle cose era dato per ciò che servivano (in questo caso il giunco, usato per “legare”, “unire”). Con il Regno d'Italia la specifica divenne prima “di Crissa” e poi “da Crissa”. San Nicola da Crissa, fu coniato quasi come un affronto verso la Baronia di Vallelonga di cui il paese prima dipendeva. E in ciò che scriveva il fautore della favola Crissa ne abbiamo ampiamente le prove.Vallelonga era chiamata Rocca Niceforo così come Rocca Angitola, da cui sembra arrivare la specifica Crissa. Evidentemente passare di colpo da San Nicola “del giunco” a San Nicola di Crissa poteva solo essere giustificato da una grande scoperta, che a tutt’oggi non sembra essere mai avvenuta. Se non una butade architettata da Monsignor Gian Giacomo Martini che senza nessuna prova a supporto dichiarava che: "Mio padre mi raccontava che in località La motta sorgeva l'antica città Crissa. Così un giorno mi ci recai e trovai un blocco di granito con sopra inciso CRISSA". Blocco di marmo che solo lui vide e che non fece nulla per preservarlo. Vista la sua posizione e la considerazione di cui godeva riuscì nel suo intento.
Prendendo in considerazione l’etimo di Juncis da cui la specifica “de Juncis”, potrebbe dipendere dall’unione di due popolazioni, quelle di Vallelonga e di Rocca Angitola (?). Oppure una semplice unione logistica tra i due luoghi. Da tener presente anche il significato “giungere” inteso come arrivare. Da qui il significato San Nicola “della Junca” e cioè dalla popolazione che è giunta (da Rocca Angitola?). Nome questo che, anche se non c’entra nulla, prese una popolazione dell’antico Egitto, gli “Iuntyu”, coloro che giungono, molto somigliante al “nostro Juncu” ma anche a Juncis e Juncus.
Un’ultima considerazione su quanto scrive Nicola Gerardo Marchese, nel suo “ Piccola patria”, riguardo le possibili origini del luogo e del suo nome:
“Il luogo di provenienza di questi martiri cristiani è facilmente individuabile atteso che, per loro spontanea elezione, essi diedero al nuovo sito il nome della città di origine, e così è storicamente documentato l’esistenza in Calabria di una comunità che, anche nel nome, suggestivo e misterioso di Junca, si richiamava alla loro sede originaria in territorio africano, che gli esuli erano stati costretti ad abbandonare, sotto la pressione vandalica”.
Questo luogo, Juncis, esiste ancora oggi ed è un quartiere storico della città di Sfax, sulla costa tunisina. E anche in arabo ha lo stesso significato etimologico. I “Saraceni” non arrivarono in Calabria come “esuli cristiani” ma come conquistatori musulmani. Da notare, ancora una volta, come un paese a noi, quasi, vicino abbia preso un nome molto simile al nostro. Il nome di un santo con la specifica di un luogo molto vicino all’antica Junca o Junci, Ippona. Da qui San Gregorio di Ippona. Mi piace anche ricordare come dalle nostre parti i nordafricani siano amichevolmente chiamati “cugini”. Che San Nicola derivi da Tunisi?
 
C’è però una versione leggendaria raccontata da Licofrone (poeta greco del IV secolo a.c., profondo conoscitore della mitologia), nel suo poema "Alessandra" (sacerdotessa troiana di Apollo, che aveva il dono della profezia), che vuole che la città sia stata fondata da Crisso, fratello dell’eroe omerico Panopeo, di ritorno da Troia, dove si era spinto per voglia di fama e ricchezze. La città sorgeva su un piccolo promontorio nei pressi dell'attuale lago Angitola, sul quale, ancora oggi, esistono dei ruderi. C’è un luogo nel comune di Maierato che ancora oggi è chiamato “La chiana d’i Scrisi” (nome storpiato, potendo essere originariamente "La piana dei Crissi"). In tutto questo però c’e’ poco di documentabile. Difatti la località è una piana visibile dal largo del Mar Tirreno e l'etimologia porta a propendere più a "Piana dei solchi" dall'aratura per la semina oppure dei solchi creati proprio per segnalare il luogo d'approdo. 
 
 Un'altra leggenda, che era raccontata dai nostri avi, voleva che il nome del paese derivasse da un comandante francese che con le sue truppe si era insediato a “Lu laccu” (nome questo che deriva, sempre, dal greco lakkos, che significa scoglio) che poi prese il toponimo Santissimu (nome questo che forse deriva dalla stessa leggenda). Da fonti certe sappiamo che durante il 1° secolo a.C. visse un certo Crixus (detto appunto Crisso oppure Crixio) che era francese, un "gallo" precisamente, che con Spartaco ed Enomao, "galli" come lui, e ad altri settanta gladiatori, si ribellò contro l’impero romano scappando e rifugiandosi in Campania, dove a loro volta arrivarono i Romani dando inizio a cruente battaglie. Battaglie che continuarono anche in Calabria. Per tornare al racconto dei nostri avi, si raccontava che quando Crisso si trovò in difficoltà vi fu l'intervento del santo patrono, San Nicola, che scacciò i presunti nemici con un bastone colpendoli con "botte da orbi". È curioso ora leggere che dopo la morte di Crisso, si narra che Crasso (proconsole, cui il senato Romano aveva affidato l’incarico di reprimere la rivolta) intervenuto in Calabria per sconfiggere Spartaco, abbia invece subito una sconfitta da parte dell'esercito di quest’ultimo e per punire i propri legionari (4.000 uomini), rei di codardia mostrata nei confronti del nemico, li fece giustiziare con il sistema della verberatio (a "Bastonate". Il Bastone del santo patrono?).
 
A supporto della tesi che la specifica Juncis fosse correlata a una località della città di Sfax. Abbiamo effettuato delle misurazioni e l'altare della vecchia chiesa di San Nicola è rivolto proprio verso Sfax. Mentre sempre a Sfax, dall'odierna chiesa matrice, mira la statua di San Nicola quando, durante i giorni della festa a lui dedicata, viene tolta dalla sua cappella e messa alla sinistra dell'altare.

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