2 settembre 2014

L’abbazia di Villanova


 San Bonifacio (VR)


L’abbazia di Villanova sorge su un antico sito di culto celtico al centro del quale sembra vi fosse una grossa quercia, simbolo sacro e venerato dai pagani. Le chiese cristiane furono costruite su luoghi di culto pagani non perché queste volessero nascondere i culti precedenti, ma semplicemente perché da sempre i luoghi di culto sono dei siti su cui ci sono particolari energie, linee energetiche o linee sincroniche che siano, dei flussi che attraversano la terra e l’etere in un determinato luogo. Il nome celtico della quercia è duir che significa porta o entrata. La leggenda narra che i cristiani tagliarono la quercia che era simbolo pagano e vi costruirono una torre (Magdala) che con il passare dei secoli divenne un campanile. Dalla foto si può evincere che la torre e il campanile sono di diversa manifattura. L’edificio fu costruito nell’VIII secolo e poi ristrutturato dall’abate Uberto di San Bonifacio, e ancora modificato dai frati Benedettini e Olivetani a partire dal XII secolo.

Oggi la parrocchia è dedicata a San Pietro per la presenza di un’ancona (soggetto sacro posto a decorazione di un altare) scolpita nel tufo risalente al secolo XV. In realtà l’abbazia e la torre erano dedicate a Maria Maddalena (di Magdala), torre eretta poiché il significato di Magdala è torre, colei che sorveglia. Le spiegazioni al tutto sono custodite all’interno dell’abbazia. Il primo è come sempre la stella di David che rappresenta, come sappiamo, la famiglia reale, l’unione tra il cielo e la terra.



Nella foto a sinistra, a posteriori, sono stati messi insieme il simbolo dei conti di San Bonifacio, a cui si deve la ristrutturazione, e la stella di David, mentre di fronte a questi due simboli c’e’ un affresco che ritrae solo la stella di David. Le cose più interessanti sono due quadri, che si trovano sempre all’interno dell’abbazia, risalenti al XVIII secolo, dipinti e donati da ignoto! I quadri, posti, rispettivamente, l’uno alla sinistra e l’altro alla destra dell’ingresso, raffigurano Pietro e Giovanni/Maddalena.



Da notare la bellezza femminile di Giovanni/Maddalena, definita erroneamente, come vedremo tra poco, efebicità. In particolar modo è da rilevare come i due apostoli sono dipinti allo stesso modo di come li dipinse Leonardo nella sua celeberrima Ultima Cena, e cioè, Pietro con in mano un coltello, pugnale, e Giovanni che sembra una femmina.



Ma in questo caso ci sono due elementi in più: il libro portato in mano da Pietro, la Bibbia in cui i vincitori scrissero la storia a loro piacimento e ormai verità umana, difesa dal coltello, e la coppa, il Graal, la verità divina, portata in mano da Giovanni/Maddalena e indicata dalla stessa come ad affermare: La verità sta in questo simbolo. Pietro è spesso raffigurato con il coltello in mano per ricordare l’episodio in cui avrebbe reciso un orecchio a una guardia romana. Caspita! Un discepolo di Gesù, che insegnava a porgere l’altra guancia, che recide un orecchio a un servo del sommo sacerdote che voleva portarlo via per interrogarlo. C’e’ da dire, però, per togliere ogni dubbio, che Pietro recise l’orecchio del servo Malco con una spada e non con un coltello. Una spada vera e propria, che, secondo gli storici, attualmente si trova nel Museo Arcidiocesano di Poznań.


Prima di parlare di Giovanni efebico, vorrei capire come mai questi avrebbe dovuto recare in mano la coppa in cui bevve Gesù o addirittura avere la coppa in cui Pietro stesso aveva raccolto il sangue di Gesù, crocifisso. Magari Giovanni glielo aveva rubato? Giovanni secondo molti fu raffigurato con lineamenti femminili da Leonardo perché questi, in realtà, non era altri che la Maddalena e che quella, rappresentata nell’affresco, non fosse l’Ultima Cena ma il matrimonio di Cana a cui Gesù avrebbe preso parte addirittura come sposo della stessa Maddalena. Secondo altri, che vogliono far passare queste credenze come trame hollywoodiane, Giovanni fu da sempre raffigurato con lineamenti femminili ancor prima di Leonardo, e di questo se ne hanno le prove. Questi, per giustificare che Giovanni viene da sempre raffigurato come una femmina, si rifanno a un’opera, del XIII secolo, di Jacopo da Varazze, la “Legenda Aurea” in cui l’autore raccolse la vita dei santi. Oggi l’opera è utilizzata per interpretare il significato di quadri a sfondo religioso. In essa si legge: “Giovanni, Dio lo volle vergine”, ma non si parla affatto che egli fosse efebico. Difatti gli efebici erano quelli che facevano parte dell’ephebéia, la condizione legale dei giovani al primo gradino dell'arruolamento di leva. Altro che Giovanni femmineo, quella è Maria Maddalena.


Altre foto dell’abbazia:
Croci greche. Croci templari per le stazioni della via crucis. Cripta divisa da 5 navate con 24 colonne









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