5 marzo 2023

Déjà-vu

 

Déjà-vu (Già visto). Chi di noi non ha vissuto una situazione e nel mentre della situazione, si è detto: “Ma io questa cosa l’ho già fatta (o vista)”. Meno di frequente si riconosce un posto in cui non si era mai stati prima. Un tempo molti credevano e spiegavano che fosse un’esperienza già vissuta in vite precedenti, in quanto ognuno di noi si reincarna per 7 volte. 
Oggi gli scienziati spiegano il Déjà-vu come una “falsa” sensazione. In quanto alcune regioni del cervello, deputate al riconoscimento delle situazioni stesse, si attiverebbero per errore. E questi errori si attiverebbero più nei giovani che negli anziani. Forse perché il cervello è “programmato” a funzionare in un certo modo e poi con gli anni questa capacità viene persa per l’autoconvincimento, appunto, che sia un errore? Fate caso a quando da bambini volevate tornare indietro nel tempo per “sanare” qualche malefatta o rottura di qualche oggetto a cui vostra madre teneva tanto. Ma di questo parleremo tra un po’. Io ho sempre creduto nella reincarnazione e quindi accettavo il Déjà-vu come un’esperienza già vissuta in vite precedenti. Finché un giorno andai in un posto,
 

in cui non ero mai stato prima, e arrivatoci restai di stucco. “Ma qui io ci sono già stato!” Era come lo avessi visto il giorno prima e tante altre volte, per quanto mi era familiare. “Ma come ho fatto a vederlo nella vita precedente se tutto questo non c’era qualche anno fa?” “Io qua c'ero, ci sono e ci sarò, in questo istante.”
Ecco quale era l’errore, vero, del cervello. Nello stesso istante il cervello “vedeva” ciò che stava succedendo “realmente”. Passato, presente e futuro nello stesso momento.
Ma in quel momento non potevo spiegarlo. 
Ci provo ora dopo aver letto alcune cose sull’argomento. Quelle cose mi hanno fatto capire che in quel momento aver pensato quella cosa non era follia. Dico sempre che se uno fa più attenzione agli eventi si accorge di molte cose. Le sente. La cosa è più semplice da capire che da spiegare
Molti anni fa Sant’Agostino scriveva: “Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più”.
Partiamo da ciò che diceva Albert Einstein: Il tempo è un’illusione. Il tempo è relativo. Quindi non esiste. La nostra vita bene che vada sarà di 100 anni e cosa sono 100 anni, in un universo che ne ha miliardi, di anni? Un battito di ciglio.
 
Sarebbe come chiedermi: Cosa hai fatto e visto in quel battito di ciglio? Ho vissuto 100 anni e ne ho viste tante ma erano tutte in quel battito di ciglio.
 
Uno dei principali concetti dell’insegnamento Buddista è l’ICHINEN SANZEN
CHI = uno
NEN = istante
SANZEN= tremila
(regni in quell’istante)
Secondo il Buddismo la durata temporale di un istante è infinitesimale e tutti questi momenti ridottissimi, fluiscono ininterrottamente dal “passato, al presente, al futuro” attraverso un tempo che non ha inizio, né fine. La vita trascende il tempo, perché in sé rimane immutata, come "sospesa" e indipendente, perché eterna.
 
Come tutte le cose in natura anche il tempo ha il suo contrario. Vita/Morte, Femmina/Maschio, Bene/Male, Materia/Antimateria, Tempo/Antitempo.
 
Tornando un attimo a quanto detto prima, da bambini non avete mai voluto tornare indietro nel tempo per poter correggere qualche errore? Beh, anche per quello il nostro cervello sarebbe programmato. Capitato mai di sognare che cadevate dal letto ma vi svegliavate già per terra? O un dolore a una gamba e sognavate che qualcuno vi feriva in quell’istante? Ancor prima del posto in cui “vedevo” di esser già stato, mi successe di essermi svegliato per terra davanti al letto. Ma io tutta la scena l’avevo sognata, quindi come facevo a sapere che sarei caduto dal letto? E soprattutto come avevo fatto a sognarlo dopo?
Anche qui oggi qualcuno lo spiega: "Sono le situazioni a generare il sogno che facciamo".
 
Il vero sogno premonitore è perché si sogna tornando indietro nel tempo. Si cade dal letto e in un brevissimo lasso di tempo parte il sogno all’indietro. Ecco il perché della premonizione. Il cervello è tornato indietro nel tempo di qualche istante e ha “sognato” l’accaduto. E anche questo come il Déjà-vu avviene principalmente nell’infanzia. Prima che il cervello si abitui a considerarlo un “errore” e a non dargli più peso.
 

 

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