21 agosto 2022

Quando si è giovani è strano

 

Quando si è giovani è strano

 

Seconda metà degli anni 80. Quelli della mia compagnia, il gruppo trenta, avevamo 16/17 anni qualcuno 18. Uno poteva guidare la macchina di suo padre e dentro ci trovavamo le cassette di Guccini, De André, Battisti. Eppure io nella macchina di suo padre ricordo di averci visto solo cassette di tarantelle e di "Micu lu pulici." Quando ancora c’era lo stereo8. Forse erano dei fratelli più grandi. Adesso eravamo passati alle cassette più sottili. Comunque il più gettonato in quella macchina era Guccini. Forse perché chi ci portava a giocare a calcio ci faceva ascoltare spesso Guccini. Ripensando a quegli anni mi torna in mente una frase di una canzone, anche se questa era riferita ad eventi tragici e non al nostro modo di pensare e di vivere: “Quando si è giovani è strano” (Canzone per un'amica). L'inverno passava tra scuola, calcio e qualche serata di mangiate in compagnia con immancabile ubriacatura, per poi finire al campo sportivo a fare gli "allanamenti" al buio, visto che il giorno dopo i più fortunati avrebbero giocato con la squadra del paese e i meno fortunati a fare panchina. L'estate, senza scuola, si passava a fare vasche in piazza e qualche giornata di mare. Avevamo poco o forse avevamo tutto. Come mi è già capitato di scrivere,
 

vivevamo con quella insostenibile leggerezza dell'essere. Come diceva un'altra canzone di quegli anni. Un pomeriggio ci si presentò un'occasione, a pensarci adesso, incredibile. Erano gli anni in cui andavano di moda le feste dei partiti politici. La festa de l'Unità era la più di moda, da pochi anni era scomparso Enrico Berlinguer, e alcuni dicevano che era anche di moda essere comunisti. Soldi, dei contribuenti, se ne spendevano a fiumi. Fatto sta che in quel pomeriggio di cazzeggio, sotto il sole cocente, si presentò un paesano a chiederci se fossimo disponibili ad aiutare per la buona riuscita della Festa provinciale de l'Unità. In pratica i paesi con le sezioni più importanti della provincia dovevano organizzare e gestire la festa, che sarebbe durata una settimana. Siccome il nostro compaesano aveva un'azienda di catering prese in gestione lo stand gastronomico. Quindi venne in cerca di qualche nullafacente che per niente, ma capirete e capisco ora che era tanto, lo aiutasse nello stand. Dalla cucina al servire ai tavoli. Ci disse che la festa era a Santa Domenica di Ricadi. Una cinquantina di chilometri dal paese. “Voi la sera dovete aiutare in cucina e servire ai tavoli. Finita la serata mangiate nello stand e per dormire avete il posto letto. La mattina ve ne andate al mare poi a mezzogiorno andate allo stand vi cucinate mangiate e fate ciò che volete. L'importante è che quelle 4/5 ore serali siate a disposizione.” Ragazzi che facciamo andiamo? Chi viene? Di certo non venne chi era di un altro schieramento politico. Ci offrimmo quei 3/4 che frequentavamo la sezione del PCI più qualcun altro che non era schierato politicamente. Quindi il pomeriggio dopo ci accompagnarono a Santa Domenica. In un grande parcheggio erano stati allestiti lo stand gastronomico, il palco, la zona conferenze, un bel posto insomma. Al mare era un po’ scomodo arrivarci a piedi. Più che altro lo era risalire dalla cala. “Chi vuole stare in cucina?” – “In cucina io!” Disse uno. Chi conosce la compagnia capirà subito di chi sto parlando. “Allora, ecco le friggitrici ci butti dentro le patatine, i calamari, i gamberi e si fanno da soli. Queste sono le piastre, ci butti sopra lo spada e si fa da solo”. – “Si, va bene”. La sera un trancio di spada finiva nel piatto e uno nel suo stomaco. A spinare le birre si mise il figlio del gestore del catering. Avrà avuto 12/13 anni, una birra la spinava per gli altri e una la spinava per sé. Ancora oggi non ho capito dove la metteva tutta quella birra. Litri. Forse sotto la spinatrice si era collegato un catetere altrimenti non me lo so spiegare. Alcuni a servire ai tavoli. Finita la serata si mangia. "Quello che volete". E poi dove andiamo? A dormire o scendiamo a mare? Scendiamo a mare ma visto che è dura risalire dormiamo li. Il giorno dopo a mezzogiorno andiamo allo stand a preparare da mangiare. Un frigo, che di solito aprivamo al bar per prenderci i gelati Algida, Eldorado o Gis, era pieno di ben di dio. Dal pesce prefritto allo spada, dalle seppie e piselli in umido alle patatine. L’imbarazzo della scelta. Birra a fiumi. La sera un altro servizio e la notte a dormire in un appartamento. Materassi per terra in fila lungo la parete. Nessuno si lamenta dell'alloggio né tantomeno dei pasti. Fatto sta che la mattina seguente più di uno iniziò a dire che voleva tornarsene al paese a non fare niente. Da lì a poco eravamo su un treno che da Santa Domenica ci portò a Pizzo e da Pizzo in autostop a casa. Al pomeriggio arrivò il tipo incazzato perché eravamo andati via. "Avete preso un impegno adesso lo dovete rispettare" ma a nessuno importò di dover rispettare l'impegno, a tornare a mangiare di tutto e di più e a stare al mare in cambio di 4/5 ore di servizio allo stand.
Come ho scritto prima: “Quando si è giovani è strano…”

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