02 settembre 2025

Il Circo. Quello vero

Alcuni anni dopo che un anonimo circo, per la prima volta, arrivò a San Nicola e che stazionò ‘supa a Micu de Lena’, arrivò a Pizzo Il Circo. Quello vero. Il circo Moira Orfei. Questo stazionava dalle parti dell’Isolabella e lì di spazio ce n'era. Non come ‘supa a Micu de Lena’ dove c’era un piccolo spiazzo in pendenza, dove molti di noi, per meritarci un biglietto di ingresso gratuito, abbiamo lavorato. Un po' per cercare di rendere meno gibboso il terreno e molto di più per rifornire d’acqua l’elefante che aveva più degli anni di tutti noi messi insieme. Un secchio a testa e andavamo lì vicino a prendere l’acqua. C’era una fontana di sorgiva o qualche ‘prisa’ che arrivava da qualche ‘gurna’. Tanto a quelle ‘prise’ ci bevevamo anche noi ogni volta che andavamo al campo sportivo oppure nell’intervallo delle partite. E chi ha mai visto acqua al campo sportivo? E Vittorio ogni volta doveva pagare le multe fatte dall’arbitro. L’acqua per l’anziano pachiderma non bastava mai e per noi era come cercare di riempire, con i secchi, il mare di Pizzo. Dove negli anni successivi arrivò

02 agosto 2025

Calabria andata e... ritorno




 

Mi scuso già all'inizio se dimenticherò qualcuno, per qualche soprannome che dirò o per qualche aneddoto. Io quello che devo dire lo dico. La parola è il miglior dono che abbiamo. DIO il mondo lo ha fatto con le parole. Giovanni: "In principio fu il Verbo". 
 
- Ho visto tutti. E pensato a ognuno di loro. 

 
- Una domenica mi chiamano e mi dicono che mio padre è all'ospedale. Un ictus. Martedi sera altra chiamata: - Papà sta morendo che fai scendi? - E se poi non muore? Io tre giorni ho di permesso. Non voglio venire giù poi tornare per poi ritornare per il funerale.         
- Di nuovo domenica. - Alex, ho capito. Stanotte partiamo. Il nonno mi sta aspettando.
 - Lunedi alle due partiamo. Mezzogiorno ospedale di Vibo. - Papà siamo qua io e Alex. Adesso puoi morire in pace.
 
- Prima sosta a Vibo, devo salutare un amico. Diciassette anni prima gli avevo promesso che sarei tornato a salutarlo: - Quando torno in Calabria. Quindi non so quando. 
- Il negozio era aperto. - Alex aspettami che arrivo subito. - Entro non c'è nessuno. Busso a una porta. - Valerio? - Non risponde nessuno. Aspetta, aspetta, niente. Dopo 20 minuti arriva Alex: - Papà andiamo? - Eh si, che qua non c'è nessuno. - E lasciano aperto? - Ah bello meo cca' simu a Vibu chi ti pare? (A bello mio qua siamo A Vibo che ti sembra?) 
 
- Arrivo a casa si mangia, un giro, saluti. La sera chi riesce a dormire? - Prendo un sonnifero. Quattro ore dormo sicuro. Ma non di più.
 - Ore tre messaggio: - Papà non c'è più. - E secondo voi non lo sapevo che quello aspettava me? - Ok gira e rigira alle otto siamo a Vibo all'obitorio. Ho visto cose...

27 luglio 2025

Lettera da un prigioniero di guerra

 


Giuseppe Pileggi nato a San Nicola da Crissa il 17/01/1920. Figlio di Vito Pileggi e Carnovale Maria Teresa. Soprannome ‘Giro’ o meglio ‘de la Gira’. Derivava dal fatto che sua nonna Maria Teresa Giancotti era figlia di Ciro. Ciro/Giro/Gira. Da lì la famiglia ‘de la Gira’.  Il padre Vito scappato negli Stati Uniti nello stesso anno della nascita del figlio Giuseppe, a ricongiungersi con il padre che era già negli Stati Uniti dal 1906. Giuseppe Pileggi sposò Elisabetta Anello con la quale ebbe una prima figlia il 26/05/1942. Vittoria. Che viene citata nella lettera. 

Da lì a poco venne fatto prigioniero, sotto le armi, durante la seconda guerra mondiale. Venne internato in Germania nello Stalag 398 un campo di prigionia tedesco situato in Austria . La zona era usata per campi di prigionia, lavoro agricolo e baracche di internamento legate a grandi aziende agricole o industrie belliche minori. In quegli anni furono catturati circa 600.000 soldati italiani, che vennero declassati in Internati Militari Italiani (IMI). Categoria inventata ad hoc dai nazisti, mai riconosciuta internazionalmente, per non dover rispettare La Convenzione di Ginevra che imponeva il diritto dei prigionieri a non lavorare forzatamente. Ad avere una corrispondenza con le famiglie. Avere un trattamento umano e visite da parte della Croce Rossa. Invece creando la categoria degli IMI, secondo Hitler, i

25 maggio 2025

È passato il Giro

 

 
È passato il Giro. Il Giro e la Gira erano i soprannomi dei miei nonni materni. Oggi i ciclisti che partecipano al Giro li chiamano i 'Girini'. Come le future rane. Anche se noi da bambini li chiamavamo Cucchiarinejre (Cucchiarinelle). Sin da piccolo seguivo il ciclismo. Anche se non ho mai avuto una bicicletta. Nemmeno una 'Graziella'. Sono cresciuto con il dualismo Moser/Saronni.
 Io ero per Saronni. Addirittura affibbiai il nome Saronni a un amico di infanzia. Si chiama Saro come Fiorello e da lì divento Saronni. Indimenticabili alcuni nomi. Tipo Urs Freuler, Paolo Rosola. Ricordo De Zan che sparava a caso i nomi di quelli che attraversavano il traguardo. In Calabria era difficile, per me, vederne il passaggio. Quelle volte, ogni morte di Papa, in cui passava. Una volta riuscii a vederlo a Vibo Valentia. Per fortuna era di mattina e non andammo a scuola per andare a vedere passare il Giro. Presso l’Hotel 501. Posto rinomato nel bene e nel male.
 Negli anni novanta in Veneto quando si parlava di ciclismo veniva fuori, sempre, il nome di Coppolillo, unico calabrese al giro. Un mio collega era un ciclista da scalate dei passi alpini. Una domenica, due gennaio, ricordo ancora bene, con una temperatura di meno dieci gradi centigradi arrivò pedalando, con la sua bici da corsa. Da casa sua.
Distava quaranta chilometri. 
Qui dove vivo adesso, capita spesso di assistere al passaggio del Giro d'Italia. Ancor di più dopo la tragica morte di Davide Rebellin, perché come è successo ora è passato davanti alla casa dove abitava. Da più di 30 anni che ci abito vicino. Un bel posto. Che quando mi chiedono dove abito dico sempre: - “In un posto della Madonna”. - Difatti il quartiere si chiama Madonna e anche la via dove abitavamo prima si chiama Via Madonna. 
All’epoca il Rebellin famoso non era Davide ma suo padre. Gedeone. Aveva un piccolo market. Oggi trasformato in un bar tabacchi. Il giorno dell'incidente sono passato a una rotonda di fianco al suo cadavere. Un’autoambulanza, un lenzuolo verde e una bici accartocciata. Boh chissà chi era... Seppi la sera che era lui. 
Addirittura ai tornei di calcetto c’era una squadra che si chiamava 'Gli amici di Rebellin'. Noi avevamo una squadra di cui la maggior parte erano cinquantenni. Ma eravamo tosti da battere. Anzi battevamo tutti. Finché in semifinale giocammo contro di loro e dopo venti minuti eravamo 3 a 0 per noi. Mio cognato Raffaele era in uno stato di grazia anche se arrivava prima la pancia e poi lui. 3 gol alla Romario. Mai visto giocare di fianco a me un giocatore così forte. E ho giocato anche con persone che avevano giocato nel Vicenza e in serie C. Da cui ho imparato molto. Anche se ormai erano passati gli anni in cui si apprende meglio. Che vuoi imparare a giocare con allenatori che non sanno nulla né di come si gioca a calcio, né di tecnica, né di niente. Comunque la partita, ben presto, finì in rissa. Il portiere non ne poteva più di farsi trattare da birillo da 'Romario' e lo prese per il collo. Quindi volarono calci e pugni. Pochi fortunatamente. 
Negli anni novanta mi capitava spesso di incontrare Bruno Cenghialta e Fabio Baldato. Con cui si scherzava. Un giorno dissi a Baldato: - “Adesso devo chiederti una cosa. Però devi essere sincero!” - Lui mi guardo male. Avrà pensato questo mi chiede se mi dopo. Basta poco per capire come sono fatto. - “Tu una volta hai vinto in volata a Parigi buttandoti nella mischia come un matto. Sarà che adesso hai famiglia e non lo fai più?” – “Si è vero solo da giovani si fanno le pazzie”.
- Per quanto riguarda il doping iniziai a non seguire più il giro, da tifoso, da quando anche i miei beniamini venivano beccati per ematocrito alto. Chiaro segnale di doping. Della cosa poi mi assicurò un ragazzo, del posto, che doveva passare ai professionisti. 
Disse che aveva rinunciato al professionismo in quanto gli avevano prospettato la storia delle trasfusioni. Oggi vende le biciclette. La passione rimane.
 Come per me. Quando abitavamo in via Madonna lavoravamo per la Campagnolo. E con i Girini, il Giro, le bici e le squadre dei corridori, avevamo molto a che fare. Tornò la passione. Ma più che per i ciclisti era per le bici. Raggi, mozzi, cambi, telai, pedali. Per i raggi ci toccava andare in Belgio a prenderli. I pedali in carbonio arrivavano dagli Stati Uniti a Verona. E appena sdoganati li portavamo in sede. 
Spesso andavamo dai produttori di bici, nelle sedi delle squadre o nelle loro officine. Mercatone Uno, Saeco, Bianchi, De Rosa, Cantine Caldiroli, Willer. Alla Mercatone Uno c’era Marco Pantani. Anche se, alla sua bici, dovevano cambiare una rondella. Dovevamo andare a Imola a prenderla e poi riportargliela. Un giorno, con mio nipote Antonio, che ancora arrivava giusto ai pedali. Ci fermammo all'Autogrill e ci facemmo i giri sulla sua bici. Il sellino, con il pirata ricamato, era top. Anche se a me Pantani non è mai piaciuto. Ma spesso lavoravamo per lui. 
Con l'altro nipote Francesco siamo stati un giorno intero a Vicenza quando ci fu la partenza di una cronometro. 
 Molte altre volte prendevamo delle bici per portarle alle fiere in Italia e all’estero. Una volta portammo le bici di Ulrich e di Vainšteins, campione del mondo in carica, alla fiera di Colonia. Un blocco di bici Saeco, tra cui quella di Cipollini, in Campagnolo. 
Ormai eravamo conosciuti dai meccanici delle squadre.
 In quegli anni c’erano molti ciclisti forti. Anche italiani. 
Adesso guardi il Giro solo per i paesaggi mozzafiato. Che vedi grazie all’elicottero. 
Non c’è nessun big e nessuna lotta avvincente Tra i corridori. Quest’anno l’unico big poteva essere Pogacar.
Ma il Giro, gira e rigira, non ha mai avuto il fascino del Tour.

23 gennaio 2025

Il sangue di San Gennaro

 



Una delle reliquie più famose e venerate è sicuramente il sangue di San Gennaro. 

Molto di più di quella del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. Conservata nella basilica di Sant’Andrea a Mantova.

 L’unica reliquia, ancora oggi, a compiere i 'miracoli'. Il miracolo o prodigio, come riconosciuto dalla Chiesa, consiste nella liquefazione del suo presunto sangue. Non avvenne mai nessuna analisi del liquido contenuto nelle ampolle. La liquefazione dipenderebbe dal numero degli astanti, dalle loro preghiere e dalle maledizioni di una confraternita, che ha proprio il compito di prendersela con San Gennaro. La liquefazione viene 'tentata' per ben tre volte l’anno. Il sabato precedente la prima domenica di maggio. In memoria della prima traslazione delle reliquie di San Gennaro. In quel giorno l'ampolla contenente il suo sangue e il suo busto vengono portati in processione seguiti da tutti gli altri 51 protettori della città partenopea. Il 19 settembre. Nel giorno della sua decapitazione. E il 16 dicembre, in memoria dell’eruzione del Vesuvio del 1631, quando il

09 agosto 2024

Torino misteriosa. La Grande Madre

Sono stato sempre affascinato da questa città. Prima perchè era la città della mia squadra del cuore. Poi per il museo Egizio e per la sua bellezza urbanistica.
Poi con gli anni per l'esoterismo.
Torino la città del toro. Il dio degli itali. In foto c'è un toro a tre teste. Nessuno ne dà il significato che do io. Un blasfemo uno e trino. Gli altri lo definiscono misterioso come fanno con tutto. Chi per nascondere le cose e chi, più che altro, per paura.
 In un'altra foto c'è un toro dorato, sulla pavimentazione di piazza San Carlo. Si dice che porti fortuna pestargli i testicoli. Apro parentesi. In Spagna ancora oggi, per lo stesso motivo, con le corride e con le corse dei tori si cerca di deridere il toro e i suoi seguaci. 
Nell'antichità gli adoratori del toro baciavano i testicoli al toro. Il gesto odierno porta con sé una doppia valenza: Pestarli per fare l'opposto dei suoi adoratori. Ma soprattutto il gesto servirebbe a renderlo sterile. Non dando così, al male, modo di riprodursi. Male e Bene vanno sempre l'uno alla ricerca dell'altro. Io la chiamo simbiosi duale. Sempre a Torino si trova la chiesa della Grande Madre. Che è un luogo di grande forza ancestrale, pare sorgere sulle fondamenta di un antico tempio dedicato alla dea Iside che era chiamata, appunto, la Grande Madre (EL). 
Si parla tanto delle due statue presenti allesterno. La Fede e la Religione. Notare come sempre 'La Religione' che tiene in mano la croce simbolo cristiano. Mentre

05 giugno 2024

Mai dire mai...

 


 

Niente comincia da sé e niente finisce per sempre. 

Mi è venuta questa frase parlando con una persona. E poi ne ho discusso con un’altra, stava piangendo per un lutto. In fisica si direbbe: “Nulla si crea e nulla si distrugge”. Ed è così anche per i rapporti umani. 

Una scuola di pensiero dice che sono i figli a scegliersi i propri genitori. Prima del concepimento avrebbero modo di poter scegliere. Quindi non si comincerebbe a caso. 

In una canzone Roberto Vecchioni canta: - “Non eri ancora nata e già ti avevo dentro”. - A molte cose, spesso le più importanti, non si dà troppa importanza. Come invece meriterebbero. I colpi di fulmine. Trovarsi in sintonia con una persona appena incontrata. Anche solo un incrocio di sguardi in cui entrambi hanno la sensazione di essersi già conosciuti. Cose che hanno qualcosa, se non molto o tutto, di magico. Tutto ciò accade perché quelle persone le abbiamo già conosciute davvero. 

Ligabue a sua volta canta: - “Se l'universo intero ci ha fatto rincontrare qualcosa di sicuro vorrà dire”. - Ecco vuol dire proprio questo. Infatti ancora lui in un'altra canzone dice: - “Ci sei sempre stata”.

 Le persone a cui si tiene veramente sono sempre con noi. E bisogna convincersi che tutto ciò che si “perde”, lo si ritrova. È solo questione di tempo. E come si sa il tempo non esiste, in quanto, è solo un’illusione. Questo non solo dovrebbe aiutare a lenire sofferenze. Ma anche a convincersi che bisogna smettere di cercare ciò che già si ha. È un lungo cammino e niente finisce per sempre. Quelle persone un giorno le rincontreremo. 

Da questa parte o dall'altra.

01 giugno 2024

Calabria (Italia), Gesù e Templari

  

                                                                        

                                 

     Stemma Regione Calabria
 

La Calabria nell'antichità era la terra dei giovani tori. Italia era il suo antico nome. Italia ha il significato di Terra dei vitelli. I giovani tori. Adoratori di Baal. Il bibblico signore della costellazione del Toro.

 Vitelli.Vitello.Vitulo. Italo. Italia. Itler. 
Alcune città ne portano ancora il nome: Gioia Tauro, Taurianova, Bova, Bovalino. 

Visto che abbiamo associato Italo, Itler a Hitler domandatevi perché due persone, Hitler e Himmler, con i capelli scuri e con un fisico normale, dovevano fare stragi per far primeggiare la razza "ariana". Persone ben messe fisicamente, bionde e con gli occhi azzurri.

La Calabria fu abitata da molti ebrei. Molti arrivati per contrastare i giovani tori, poi altri, nei secoli successivi, perchè scappati da Gerusalemme. Il motivo di quella scelta fu perchè la Calabria è sempre stata in stretta relazione con la discendenza Messianica.
 La stirpe di Gesù. 

La dualità: Dove c’è il Male arriva in contrasto il Bene e viceversa.
 
Infatti l'odierna Calabria deriva dal greco 'Kalon-Brion' con il significato di 
Terra dove nasce il bene.

Avete mai sentito dire che Longino era calabrese?
Falso, ma

04 agosto 2023

Pecora rossa o pecora bianca


 Sono le cose che non scegliamo a renderci ciò che siamo. Di sicuro questa non l’abbiamo scelta e penso che abbia contribuito a renderci ciò che siamo. Per me e per molti altri, per generazioni, alla nascita il genitore maschio sceglieva anche a quale confraternita dovevi essere iscritto. Del Crocifisso o della Madonna. Nel primo caso diventavi una pecora rossa nel secondo una pecora bianca. Ma questo valeva solo per i maschi. In quanto se alla confraternita potevano essere iscritti sia donne sia uomini. Alla processione vestiti con camice e mozzetta potevano partecipare solo i maschi… Alle donne iscritte, all’una o all’altra confraternita, era solo riservato l’accompagnamento all’ultimo viaggio da parte dei 'fratelli', della propria confraternita. Le 'sorelle' non erano ancora previste. Il colore delle 'pecore' dipendeva dal colore della 'mozzetta' o mantellina. I camici erano per entrambi bianchi. L’appellativo di pecora nacque con l’arrivo del vestiario chiamato “cambius”. Nella rivalità delle confraternite c’era anche questa cosa qua. La cosa era molto più sentita dagli anziani. Una di queste una volta, mentre venivo definito pecora bianca, mi disse: - “Meglio essere una pecora bianca che una pecora rossa. Perché le pecore rosse nemmeno esistono”. - Nei giorni delle processioni c’erano gli sfottò. Un po' come per le squadre di calcio. Solo che per quanto riguardava le confraternite il tutto si consumava nei giorni in cui ci si vestiva da 'fratello'. Durante la processione che riguardava solo la propria confraternita gli sfottò erano pochi. In quanto 'i rivali' non uscivano tanto di casa e non andavano alla processione per non aumentare il numero dei partecipanti alla festa. Tutto si amplificava quando c’erano le processioni a cui partecipavano entrambe le confraternite.

19 maggio 2023

Sacro Graal, Confraternite e conflittualità millenarie


Qui vogliamo scrivere delle conflittualità millenarie tramandate fino ai giorni nostri tra il principio universale femminile, La Grande Madre EL, definita Eredità Matriarcale, e il principio universale maschile Dio, Padre-Figlio-Spirito Santo, Him, definita Eredità Patriarcale. Nello specifico scriveremo della conflittualità tra le confraternite del paese, San Nicola da Crissa (VV), che hanno origine, evidentemente, da quando la chiesa decise che venerare il principio femminile fosse eretico. Nascondendo chi fossero gli El-o-Him, Lei e Lui, che ci crearono a loro immagine e somiglianza. Il Padre-Figlio-Spirito Santo in realtà è Madre-Padre-Figlio. Uno e trino. L’1 (Madre) che si fonde con il 2 (Padre) per creare il 3 (Figlio). Nascondendo anche l’importanza del ruolo che ricoprivano le donne, anche negli ordini religiosi, poiché prima della nascita del cristianesimo esistevano Sacerdoti e Sacerdotesse. Non dimenticando l’importanza del ruolo femminile in quanto portatrice/custode della vita. Le due confraternite, da sempre in conflitto, sono quelle del SS. Crocifisso (Gesù/Principio Maschile) e del SS. Rosario (Maria/Principio Femminile).
Purtroppo gli studiosi ortodossi non si sono mai preoccupati di

05 marzo 2023

Déjà-vu

 


Déjà-vu (Già visto). Chi di noi non ha vissuto una situazione e nel mentre della situazione, si è detto: - Ma io questa cosa l’ho già fatta (o vista). - Meno di frequente si riconosce un posto in cui non si era mai stati prima. Un tempo molti credevano e spiegavano che fosse un’esperienza già vissuta in vite precedenti, in quanto ognuno di noi si reincarna per 7 volte. 
Oggi gli scienziati spiegano il Déjà-vu come una falsa” sensazione. In quanto alcune regioni del cervello, deputate al riconoscimento delle situazioni stesse, si attiverebbero per errore. E questi errori si attiverebbero più nei giovani che negli anziani. Forse perché il cervello è “programmato per funzionare in un certo modo e poi con gli anni questa capacità viene persa per l’autoconvincimento, appunto, che sia un errore? Fate caso a quando da bambini volevate tornare indietro nel tempo per “sanare” qualche malefatta o rottura di qualche oggetto a cui vostra madre teneva tanto. Ma di questo parleremo tra un po’. Io ho sempre creduto nella reincarnazione e quindi accettavo il Déjà-vu come un’esperienza già vissuta in vite precedenti. Finché un giorno andai in un posto,
 

11 febbraio 2023

Calabria e Massoneria


 
 
La Calabria è una terra massonica ai massimi livelli. Senza stare qui a raccontare la storia di Filadelfia e dell'amore fraterno. Torno indietro di molti anni partendo col ricordare che l'Italia porta il nome dell'antica Calabria. Negli anni prese questo nome dal greco "kalón-bryōn" con il significato "far sorgere il bene".
 
Ora se c’è qualcuno ancora convinto che la Calabria è stata bastonata dai sabaudi si sbaglia di grosso. 
 
Nome Italia, capitale Torino. Italia significa "Terra dei vitelli". Toro e Torino vanno da sé. Il problema è, e sarà, sempre il dualismo tra massoneria e massoneria deviata. (Nei riti di affiliazione alla 'ndrangheta si presta giuramento su Garibaldi, Mazzini e Lamarmora. Le persone "conosciute" che hanno fatto l'Italia)

Sappiamo che dai primi anni dopo l'avvento di Cristo, distruzione del Tempio di Salomone, e durante il medioevo, numerosi ebrei si stabilirono in Calabria anche perché la Calabria era terra dei nuovi adoratori del Toro. Da qui "vitelli". Cioè i giovani tori. Il Toro nell'antichità era adorato dai Sumeri. I più attenti noteranno che in Calabria i "sumeri" sono i "somari". 
 
Gli adoratori del Toro, Baal. Il Belzebù, Beelzebul, biblico, tradotto come il signore delle mosche, andrebbe tradotto come Baal (Beel) il signore (Tze) del Toro (Bull). Del resto lo zebù è un Toro.
 
 Hanno fatto passare il
 

05 gennaio 2023

La befana

 

La befana
 
Epifania deriva dal greco "ἐπιϕάνεια" con il significato di "manifestazione". Era usato dai Greci per indicare l'azione di una divinità che palesa la sua presenza attraverso un segno.
Si festeggia il 6 Gennaio nel giorno in cui Gesù Bambino si sarebbe "manifestato" ai Re Magi (Magia, Maghi). In realtà non erano Re, nei vangeli non si fa nessun accenno, ma “degli” uomini saggi. Infatti in inglese viene tradotto in "Wise men". Non si fa neppure accenno al numero ma si fa riferimento al numero di tre in associazione alle
 

24 dicembre 2022

Natale: l'Unione tra il Cielo e la Terra





“Mai un albero fu adorato unicamente per se stesso, ma sempre per quello che, per suo tramite si "rivelava", per ciò che esso implicava e significava” Mircea Eliade 


Il significato dell’albero di natale è un misto di prove storiche, racconti sacri e pagani che si mescolano tra loro. E che rendono complicato giungere ad una ricostruzione definitiva e corretta; ci sono pareri contrastanti e, come al solito, non si riesce a stabilirne il principio. L’usanza di decorare gli alberi, l’abete in particolare, sembra fosse già diffusa presso antichi popoli germanici. In epoca moderna la sua origine è alsaziana, e precisamente a Sélesat, dove troviamo un editto municipale del 1521 nel quale si autorizzavano le guardie forestali a permettere di tagliare piccoli abeti per la festa del Natale. E' la prima volta che venne menzionato inequivocabilmente l'albero di Natale.

Per i pagani, l'abete sempreverde era simbolo di vita e di nascita e, in occasione della festa del solstizio d'inverno, veniva ornato di ghirlande per celebrare il ritorno del Sole e la rinascita della natura. La leggenda che lo lega al Cristianesimo vuole che un giorno, in Germania, San Bonifacio vide alcune persone radunate intorno ad una quercia¹; allora il Santo tagliò la quercia e al suo posto crebbe un abete. San Bonifacio motivò l’accaduto dicendo che il nuovo albero simboleggiava l'albero della vita e la sua nascita era un simbolo divino, come la nascita di Gesù. La leggenda fa risalire sempre alla Germania il motivo degli ornamenti; si racconta infatti che un uomo, per condividere con la moglie la visione spettacolare di un grande abete coperto di neve, attraverso i cui rami si potevano intravvedere le stelle che brillavano nel firmamento, ne tagliò uno più piccolo e lo decorò con delle candeline. 

In realtà, la vera simbologia è un’altra, basta ammirare come lo rappresenta il Vaticano (foto), mettendo l’albero in stretta correlazione con l’obelisco.

Secondo Athanasius Kircher,
 

07 dicembre 2022

La magia del numero 7








“Il sette, per le sue virtù celate, mantiene nellessere tutte le cose; esso è dispensatore di vita, di movimento ed è determinante nell’influenzare gli esseri celesti”. Ippocrate





7 è il numero considerato fin dall'antichità il simbolo magico e religioso della perfezione, perché era legato al compiersi del ciclo lunare. Ma anche in analogia con il sistema planetario, infatti i pianeti visibili ad occhio nudo erano 7 (Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno). Il numero 7 esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico. Tale numero fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici. I Greci lo chiamarono venerabile, Platone anima mundi. 
Presso gli Egizi simboleggiava la vita. 
Il libro tibetano dei morti insegna che all'anima della persona appena morta servono quarantanove giorni, 7 volte 7, per reincarnarsi. La scienza ha da poco dimostrato che occorrono quarantanove giorni, 7 volte 7, dal concepimento, per vedere i primi segnali della presenza della ghiandola pineale nel feto umano. Ghiandola pineale che già nel 1600 veniva descritta da Cartesio come la ghiandola in cui avebbe avuto come sede l'anima o spirito di una persona.


Il valore del 7 sta nel fatto che rappresenta l’unione del 4, l’umano, al 3, il divino. 4+3=7 

 

18 novembre 2022

San Martino all'Abate

 
L’Abati (Abate) è un toponimo di una zona del paese fuori dal centro abitato. Un “avamposto” del paese di San Nicola. Difatti c’è una Cona votiva. Cona deriva dal bizantino con il significato di “immagine” o “icona”. È una cappella votiva in cui appunto c’è un altare con un’immagine o una piccola statua. In questo caso quella di San Nicola da Myra. Da cui il toponimo “Abati”. Da qui per passare oltre il torrente Fellà si deve passare su di un ponte. Ponte che durante la seconda guerra mondiale venne bombardato mentre il centro abitato non venne mai colpito, come avviene spesso nelle guerre. Ma da lì nacque la leggenda, secondo la quale San Nicola avesse coperto il paese rendendolo invisibile agli aeroplani, salvando così gli abitanti.
 
Comunque, tralasciando la storia e le leggende, questo era il luogo dove negli anni in cui ancora nel nostro paese c'era un po' di fermento, come quello del mosto, i giovani si coalizzavano in "gruppi". Il nostro gruppo era l'unico, originale e distinguibilissimo "gruppo Trenta". Alcuni ragazzi che ne facevamo parte, eravamo anche i "produttori" di uno dei vini più buoni che io abbia mai bevuto. Il vino "de Nicola de lu volanti"(Nicola del volante, soprannome) che,
 
 
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