L'agonia di un paese,
ed insieme l'agonia della nostra anima
Si perché la nostra anima ha bisogno di sapere che le proprie radici
sono forti, che rimangano indifferenti al passare degli anni,anzi,
ove possibile ,che si rinvigoriscano ancor di più. Oggi mi ritrovo
ad invidiare, ciò che pensavo potesse valere anche per me, e cioè,
quelli che cantano “Piccola città eterna” (se ripassate tra 100
anni ci trovate sempre qua). Un paese che oggi conta, appena, 1520
residenti, che escludendo gli emigrati ancora residenti e gli studenti
universitari conterà, si e no, 1300 anime. Negli ultimi anni l'emigrazione
e' continuata in modo repentino, proprio negli anni in cui qualcuno,
cercando di ingannare, anche se stesso,ci voleva far credere che
“l'esodo” fosse finito e che era incominciato “il ritorno”. Negli
anni i punti di ritrovo culturali(CCAR,ARCI)sono diventati delle
semplici sale giochi, per non citare gli altri che sono letteralmente
scomparsi( sezioni di partito, circolo cacciatori, sala congrega
ecc.). Oggi i punti di ritrovo, culturali e non, sono diventati
i bar, tant'è' che il parroco ha organizzato degli incontri con
i giovani, proprio presso questi locali, come dire se la montagna
non va da Maometto e' Maometto ad andare alla montagna. Insieme
a tutto questo sono scomparse anche le manifestazioni, perché no,
anche culturali(festa dell'amicizia,festa de l'unita',ecc.). E'
rimasta solo una “malinconica” festa degli emigrati, che mentre
negli anni passati vedeva alle proprie spalle un vero e proprio
comitato organizzatore, ora conta solo su una persona che fortunatamente
si avvale dell'indispensabile contributo di un politico “compaesano”.
Un'attività' culturale e' portata avanti da un inesistente “pro
loco”, con un periodico cartaceo che tratta, beffardamente,di storia
del passato di antropologia, seguendo alla lettera il detto: ”non
si può andare avanti senza tornare indietro”. Ma, ammesso e non
concesso che si e' prefissati l'andare avanti, in che modo lo si
fa? Si tratta troppo la cultura del passato e non la cultura del
divenire. Così come, da noi(Sannicola) si e' sempre trattato della
cultura della morte e non della vita. Le prove di oggi rispecchiano
quelle del passato,al sito della confraternita, che aggiorna costantemente
i visitatori sugli avvenuti decessi dei nostri compaesani, fanno
da riflesso quelle impresse nero su bianco sul libro “Le strade
di casa”. In nessuno dei due casi viene trattato l'argomento “nascita”,
come se questo non fosse la cosa più importante della “vita”. E
come se, soprattutto nel libro, la nascita e tutti gli usi che ne
conseguono non facessero parte della nostra tradizione e cultura.
Si e' voluti, forse, sempre, trattare le cose di cui si ha paura
quasi come fosse un rito scaramantico. Pochi anni fa,in un consiglio
comunale “open air” che si suole svolgere annualmente, l'amministrazione
ci annunciava la nascita del nuovo web site del comune come il miglior
modo per restare al passo coi tempi. Oggi di quel “progetto” rimangono
solo poche pagine su cui leggere i nomi dei componenti del consiglio
comunale, peraltro goffamente errati. Oggi tutto ciò ci viene riproposto,sempre
con le stesse modalità, dai rappresentanti del “CCLAB” sannicolese
a Toronto. Ci viene riproposta la creazione del “WWEB SAIT”, dimenticando
che ad oggi ci sono già molte possibilità in rete per scambi culturali,
o solo per interloquire con “il villaggio” o i compaesani sparsi
per il mondo, da questi non mi sembra sia stato mai fatto. Intanto
i giovani continuano a lasciare, o meglio si vedono costretti a
lasciare la propria terra, in cerca di altre molto più fertili per
le loro menti. Anche se tutto questo e' dovuto/voluto dalle politiche
nazionali e comunitarie. La speranza, paradossale, e' che ciò che
l'emigrazione ha tolto, sia ripianato, almeno in parte, dall'immigrazione.
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