24 marzo 2013

Una lenta ed inesorabile agonia


L'agonia di un paese, ed insieme l'agonia della nostra anima


Si perché la nostra anima ha bisogno di sapere che le proprie radici sono forti, che rimangano indifferenti al passare degli anni,anzi, ove possibile ,che si rinvigoriscano ancor di più. Oggi mi ritrovo ad invidiare, ciò che pensavo potesse valere anche per me, e cioè, quelli che cantano “Piccola città eterna” (se ripassate tra 100 anni ci trovate sempre qua). Un paese che oggi conta, appena, 1520 residenti, che escludendo gli emigrati ancora residenti e gli studenti universitari conterà, si e no, 1300 anime. Negli ultimi anni l'emigrazione e' continuata in modo repentino, proprio negli anni in cui qualcuno, cercando di ingannare, anche se stesso,ci voleva far credere che “l'esodo” fosse finito e che era incominciato “il ritorno”. Negli anni i punti di ritrovo culturali(CCAR,ARCI)sono diventati delle semplici sale giochi, per non citare gli altri che sono letteralmente scomparsi( sezioni di partito, circolo cacciatori, sala congrega ecc.). Oggi i punti di ritrovo, culturali e non, sono diventati i bar, tant'è' che il parroco ha organizzato degli incontri con i giovani, proprio presso questi locali, come dire se la montagna non va da Maometto e' Maometto ad andare alla montagna. Insieme a tutto questo sono scomparse anche le manifestazioni, perché no, anche culturali(festa dell'amicizia,festa de l'unita',ecc.). E' rimasta solo una “malinconica” festa degli emigrati, che mentre negli anni passati vedeva alle proprie spalle un vero e proprio comitato organizzatore, ora conta solo su una persona che fortunatamente si avvale dell'indispensabile contributo di un politico “compaesano”. Un'attività' culturale e' portata avanti da un inesistente “pro loco”, con un periodico cartaceo che tratta, beffardamente,di storia del passato di antropologia, seguendo alla lettera il detto: ”non si può andare avanti senza tornare indietro”. Ma, ammesso e non concesso che si e' prefissati l'andare avanti, in che modo lo si fa? Si tratta troppo la cultura del passato e non la cultura del divenire. Così come, da noi(Sannicola) si e' sempre trattato della cultura della morte e non della vita. Le prove di oggi rispecchiano quelle del passato,al sito della confraternita, che aggiorna costantemente i visitatori sugli avvenuti decessi dei nostri compaesani, fanno da riflesso quelle impresse nero su bianco sul libro “Le strade di casa”. In nessuno dei due casi viene trattato l'argomento “nascita”, come se questo non fosse la cosa più importante della “vita”. E come se, soprattutto nel libro, la nascita e tutti gli usi che ne conseguono non facessero parte della nostra tradizione e cultura. Si e' voluti, forse, sempre, trattare le cose di cui si ha paura quasi come fosse un rito scaramantico. Pochi anni fa,in un consiglio comunale “open air” che si suole svolgere annualmente, l'amministrazione ci annunciava la nascita del nuovo web site del comune come il miglior modo per restare al passo coi tempi. Oggi di quel “progetto” rimangono solo poche pagine su cui leggere i nomi dei componenti del consiglio comunale, peraltro goffamente errati. Oggi tutto ciò ci viene riproposto,sempre con le stesse modalità, dai rappresentanti del  “CCLAB” sannicolese a Toronto. Ci viene riproposta la creazione del “WWEB SAIT”, dimenticando che ad oggi ci sono già molte possibilità in rete per scambi culturali, o solo per interloquire con “il villaggio” o i compaesani sparsi per il mondo, da questi non mi sembra sia stato mai fatto. Intanto i giovani continuano a lasciare, o meglio si vedono costretti a lasciare la propria terra, in cerca di altre molto più fertili per le loro menti. Anche se tutto questo e' dovuto/voluto dalle politiche nazionali e comunitarie. La speranza, paradossale, e' che ciò che l'emigrazione ha tolto, sia ripianato, almeno in parte, dall'immigrazione.

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