12 settembre 2022

Where it's party

Where it's party

1986. Usciva l’album True blue di Madonna. True blue, la canzone che dava il titolo all’album, ancora oggi quando la ascolto mi da quei due, tre, minuti di spensieratezza un po' come in quegli anni. L’incipit della canzone fa: “Eh!" -"Uè!” Proprio come ci salutavamo noi. Sarebbe “Ehi! What?” ma riascoltatela per farvi l’idea. Le canzoni arrivavano a noi con i juke-box oppure con le cassette nella 127 rossa di Vittorio. Quella macchina era anche nostra, visto che alla sera ci chiudevamo dentro ad ascoltare la musica preferita di Vittorio. Le cassette le comprava tutte originali e poi finivano con il nastro incastrato all’interno dell’autoradio. Non a caso li chiamavano i mangianastri. All’interno di quell’album c’era appunto Where it's party. I party, intesi nel vero senso del termine, con serate danzanti e qualche drink, avvenivano spesso in qualche casa vuota. Come quella di Domenico. All’ingresso del primo piano, una piccola cucina e un’altra stanza, mentre al secondo piano c’era la stanza con la moquette marrone dove si ballava. Ma si e no, in quella stanza, ci stavano 15 persone. Allora molti rimanevano all’esterno o nella piccola cucina dove c’erano anche i drinks: Il Martini non mancava mai, “No Martini, no Party”, anche se a quei tempi era conosciuto solo come vermouth, il Cinzano, altro vermouth, il Rosso Antico e il Ballantines. Però per noi i veri party erano quelli che facevamo al circolo ARCI. Guarda caso fu proprio lì che guardammo il primo concerto di Madonna in Italia. L’evento fu trasmesso in diretta da Torino nel 1987 dalla RAI. Chi non ricorda "Ciao Italia, ciao Torino. Siete caldi?". Ma di quel concerto vedemmo ben poco perché la corrente elettrica andava e veniva. In quegli anni capimmo bene il significato di corrente alternata. Ogni qualvolta pioveva la corrente mancava. Ma quella sera non pioveva. Così come, spesso, non pioveva quando mancava durante le partite di Coppa Campioni. Oltre che al sistema elettrico carente c’era anche qualche dipendente, ben pagato dall’Enel, che si divertiva. In quegli anni c’erano i tre canali RAI, i tre di Mediaset e qualche TV locale. Al cinema si andava solo con le scuole. Delle volte una persona adulta ci chiedeva di fargli compagnia fino a Vibo dove doveva andare a vedere un porno. Ma noi minorenni non potevamo entrare e ce ne andavamo in giro fino al termine del film. Quando da maggiorenni volemmo provare l’ebbrezza del film porno al cinema, andammo a Pizzo e dentro ci trovammo parecchi compaesani. Da minorenni l’unico modo per guardare i film porno erano le VHS, che guardavamo, sempre, al circolo ARCI. Solo che quando era aperto c’era sempre qualche avventore, se non Vittorio a rovinare i nostri piani. Allora trovammo il modo di ovviare a quella situazione. Del circolo avevamo le chiavi. Si “salava” la scuola, si faceva “sega”, no quelle le facevamo dopo, e tornavamo alla mattina da Vibo in autostop. Chi ricorda il circolo sa che era chiuso dall’esterno con una sbarra e un grosso lucchetto. Quindi se non avessimo lasciato tutto com’era, qualcuno si sarebbe accorto che il circolo era aperto e veniva a romperci le scatole. Allora di corsa

 

29 agosto 2022

Il Mostro

Il Mostro

 È proprio vero, la nostra memoria è come un’immensa cassettiera interconnessa. In ogni cassetto un ricordo. Quando apri un cassetto automaticamente se ne apre un altro connesso al precedente. Sappiamo cosa ci sia in quei cassetti ma alle volte frugando dentro quei cassetti, vengono fuori delle cose che ormai si pensava fossero state cancellate dall’hard disk. Ma, come ben sappiamo oggi, dall’hard disk molti file possono essere recuperati, da alcuni programmi in questo caso da stati d’animo o da situazioni che molto somigliano a quelle che si credevano cancellate. Infatti raccontando degli anni in cui eravamo distratti, quelli in cui vivevamo con quell’insostenibile leggerezza dell’essere, mi è tornato in mente che il nostro amico maggiorenne, non solo guidava la macchina di suo padre ma anche quella del fratello. Entrambe FIAT 131. Non sono mai salito su un'auto più comoda della 131. Quando ti sedevi dietro era come sul pullman quando ti sedevi ai posti in fondo, nella parte centrale del corridoio. Le 131 erano una verde, quella del padre, e una con un colore strano, una specie di rosso/fucsia del fratello più grande. Quest’ultima 131 la chiamavamo il “Mostro”. Forse per come era ridotta e per come si “comportava”. Infatti un giorno mentre andavamo al mare nei tornanti, che ci portavano giù dalla collina, quando si girava a destra iniziava a suonare il clacson fino a quando lo sterzo non girava nella direzione opposta. Quando si era in rettilineo o si girava a sinistra nessun “comportamento” strano. Quel giorno dopo il mare, al ritorno, invece di andare alla gelateria “Enrico”, come spesso capitava, andammo più in là de La Murena, verso Pizzo, che solitamente frequentavano le sere d’inverno in cerca di qualche pizzeria. Arrivati nel centro abitato c’erano i vigili. Ma la strada era dritta quindi nessun problema. Quando il vigile decise di fermarci e a dire ad Attilio “parcheggia sulla destra” il mostro iniziò a strombazzare all’impazzata. “Che cavolo suoni?” – “Non sono io è la macchina”. Scende alza il cofano e stacca qualche filo per tacitare il Mostro. Una sera andammo a una pizzeria verso Serra sempre con il Mostro. Era inverno. In quegli anni era divenuta una zona poco raccomandabile con un sacco di attentati e altre brutte storie. Infatti era stato mandato l’esercito. E a un bivio che portava a Serra c’era un posto di blocco h24. Essendo una zona fredda la sera e la notte avevano un falò sempre acceso. Quella sera ci fermarono e controllarono lo stato del Mostro e il suo contenuto. Come avrete capito lo stato del Mostro era pessimo e al suo interno c’erano anche delle cose che il nostro amico, come tutti, si era portato via da militare. Uno di loro disse: “Andatevene via subito e non fatevi più vedere da queste parti, sennò vi sequestriamo la macchina”. Veramente si chiama Mostro... Solo che al ritorno dovevamo ripassare da lì. Al ritorno un cenno: “Siamo sempre noi”. Come detto, lui era più grande di noi ma aveva un fratello della mia età, abitavamo vicini.Il fratello in quegli anni aveva un’altra compagnia, mentre la nostra, di compagnia, si rinsaldò ancor di più quando si fidanzò con la sorella di un altro nostro amico. Di suo padre ancora ricordo il fischio. Da bambini alla sera, quando era ora di cenare o di rincasare, si sentiva quel fischio. E i due fratelli non esitavano un secondo a salutarci e a tornare a casa. Con lui, i suoi fratelli e suo padre si vendemmiava e dalla sera di San Martino si cominciava a consumare quel vino. Una sera, proprio a San Martino, in 5 ne bevemmo 15 litri. Lo so bene perché riempivamo una damigiana da 5 litri direttamente dalla botte. Un 25 aprile c’era un caldo asfissiante. Oggi si sarebbe data la colpa al cambiamento climatico. Avevamo deciso di andare al mare. Ma c’era qualche lavoretto da fare e quindi aveva bisogno di aiuto. Allora decidemmo di andarci al primo maggio. Tanto sarà caldo anche quel giorno, pensammo. Al primo maggio andammo al mare ma c’era un freddo cane. Ma ormai era d’obbligo farsi il bagno. Prendiamoci questa botta di freddo e poi torniamo a casa. Quell’estate ci portava spesso al mare anche perché ci andava la fidanzata con i parenti francesi e noi dietro a lei. Prima di lei, ancora quando era militare, sempre al mare, si era invaghito di una ragazza a cui chiese l’indirizzo promettendole che le avrebbe mandato una cartolina da dove era militare. “Va bene” disse lei, “Però sulla cartolina non ti firmare con un nome da maschio. Firmati Attilia, così so che sei tu”. Il posto dove vendemmiavamo e dove festeggiavamo era sulla strada che portava al mare. Un giorno passò la fidanzata che come quasi tutti i giorni, per un paio di settimane, andava al mare con i parenti francesi. Tra loro c'era una ragazza, un po’ più piccola di me, carinissima, che la volta prima, sempre al mare, avevo conosciuto. Si fermarono con la macchina e dissero: “Vi aspettiamo al mare”. Ma il giorno prima avevano mezzo litigato e lui era poco propenso ad andarci. E io dentro di me ripetevo: “E andiamo, e andiamo”. Niente, non ci andammo. Così la francesina

 

21 agosto 2022

Quando si è giovani è strano

 

Quando si è giovani è strano

 

Seconda metà degli anni 80. Quelli della mia compagnia, il gruppo trenta, avevamo 16/17 anni qualcuno 18. Uno poteva guidare la macchina di suo padre e dentro ci trovavamo le cassette di Guccini, De André, Battisti. Eppure io nella macchina di suo padre ricordo di averci visto solo cassette di tarantelle e di "Micu lu pulici." Quando ancora c’era lo stereo8. Forse erano dei fratelli più grandi. Adesso eravamo passati alle cassette più sottili. Comunque il più gettonato in quella macchina era Guccini. Forse perché chi ci portava a giocare a calcio ci faceva ascoltare spesso Guccini. Ripensando a quegli anni mi torna in mente una frase di una canzone, anche se questa era riferita ad eventi tragici e non al nostro modo di pensare e di vivere: “Quando si è giovani è strano” (Canzone per un'amica). L'inverno passava tra scuola, calcio e qualche serata di mangiate in compagnia con immancabile ubriacatura, per poi finire al campo sportivo a fare gli "allanamenti" al buio, visto che il giorno dopo i più fortunati avrebbero giocato con la squadra del paese e i meno fortunati a fare panchina. L'estate, senza scuola, si passava a fare vasche in piazza e qualche giornata di mare. Avevamo poco o forse avevamo tutto. Come mi è già capitato di scrivere,
 

14 giugno 2022

Passare per tornare


Passare per tornare

Spesso ci si interroga se la morte sia un passaggio. Perché la vita cos'è? In quanti ambienti, luoghi, spazi, tempi, stati d'animo, passiamo durante il nostro vivere? Lo scopo, chissà a che pro, della vita, volenti o nolenti, è quello di evolversi. Nel senso buono o nel senso cattivo. Quindi "passare". Destra o sinistra. Perché l'esistenza è dualità. E anche l'aldilà è dualità. Bene e male. Gli Egizi definivano l'aldilà il Duat. Dalla stessa radice nascono i termini inglesi dual, two, twice, il greco dùo e il latino duo. 

Però di niente si è sicuri. Alcuni, erroneamente, dicono che di sicuro ci sia solo la morte. Prendendo alla lettera la frase biblica: "Polvere eri e polvere ritornerai."   Mai frase più stupida è stata tradotta. 

"Tornerai all' Adamah perché da essa sei stato tratto" Genesi 3,19

 


 

 

 

19 maggio 2022

Bibliografia


La passione per la conoscenza nacque dalla curiosità e volontà di capirne di più sui misteri delle piramidi della piana di Giza. La svolta avvenne quando, attraverso il libro Il segreto di Cheope di Roberto Giacobbo e Riccardo Luna, seppi delle teorie di Mario Pincherle, scrittore che ho avuto l'onore di conoscere, sulla costruzione della Grande Piramide. Egli è stato il primo a parlare della Grande Piramide come connessione tra Dio e l'Uomo, l'Ate-men-anki, l'ancoraggio della terra al cielo. I suoi libri mi aprirono un nuovo mondo. La grande piramide è un bunker nel quale è stato nascosto l'Albero della Vita (lo ZED) che Dio piantò al centro del giardino dell'Eden. Poi, per una decina di anni, abbandonai questo tipo di lettura, finché non lessi il libro Custodi dell'immortalità di Piero Magaletti. A Robert Bauval si deve la scoperta dell’allineamento Giza-Orione come ancoraggio della terra e il cielo. Secondo Magaletti, lo Zed scoperto da Pincherle all’interno della Grande Piramide e le tre stelle della Cintura di Orione che furono riflesse nella piana di Giza dagli antichi Egizi, come in cielo così in terra, con la costruzione delle tre piramidi, Cheope (Khufu), Chefren (Khafra) e Micerino (Menkaura). Hanno un riscontro nel lavoro dell’astronomo Johan Bayer che, nel 1603, pubblicò l’Uranometria, il primo atlante stellare del mondo. Stranamente, Bayer assegnò alle tre stelle della Cintura di Orione (Alnitak, Alninam, Mintaka) le tre lettere greche (Z) Zeta, (E) Epsilon, (D) Delta – ZED. Dopo tutti questi anni, posso dire che quella pausa nella lettura è servita, perché per capire meglio, quello che sta scritto nelle pagine di un libro, bisogna essere pronti.
 
 
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