La fontana
dei folli
La fonte della giovinezza - Lucas
Cranach il vecchio
Miti e leggende sono da sempre il mezzo più
comune per tramandare verità assolute o semplicemente fatti accaduti. Nulla può
resistere al tempo se non i miti e/o le leggende. È proprio questo “resistere
al tempo” che rende immortali. Immortalità, da questa parola nasce l’idea di
raccontare una delle tante leggende che, da secoli, si tramandano nel nostro
paese. San Nicola da Crissa. Chi non ha mai sentito parlare della “sorgente”,
presente al confine tra le località “Scarmiu”¹ e “Fazzu”², in un
posto chiamato “Li tene de la suriaca”³, dove si diceva che chi vi avesse bevuto sarebbe diventato folle? A riguardo c’è
un racconto millenario, noto come “L’acqua che rende folli”. Questo
racconto ha origini nel Sufismo, una forma di ricerca mistica propria della
cultura islamica. Chi ha avuto modo di leggere le mie “Considerazioni
sull'origine storica di San Nicola da Crissa”, avrà sicuramente fatto caso
alla possibilità che il paese sia nato a seguito d’invasioni musulmane. È possibile,
quindi, che la leggenda della fontana dei folli provenga proprio da
questa cultura, che avrebbe trapiantato le sue radici nel nostro territorio.
Si racconta che Dio, accorgendosi che l’uomo si riteneva superiore alle altre specie animali, decise di renderlo folle modificando la composizione dell’acqua presente sul globo terrestre in modo che coloro, cioè tutti, che avessero bevuto l’acqua sarebbero diventati folli, quindi stupidi, poiché non si sarebbero accorti di essersi addormentati e, solo qui, nel sogno avrebbero avuto l’illusione di essere coscienti. Un po’ come l’uomo che abbandonò l’Eden ritenendo di poter giudicare da sé dopo aver mangiato i frutti dell’albero della conoscenza. Dio decise però di risparmiare un solo uomo, di nome Sapiens (l’homo Sapiens, uomo sapiente, nome che in futuro gli scienziati diedero al primo uomo capace di pensare e di usare l’intelletto non solo al fine di sopravvivere?) e, apparendogli in sogno, gli rivelò il suo progetto e lo invitò a costruirsi una cisterna da cui potesse attingere dell’acqua per sé e per un altro centinaio di uomini sufficiente per almeno un secolo. Quando la cisterna fu terminata, l’acqua del globo terrestre fu modificata e tutti gli uomini che bevvero divennero folli. Sapiens non cambiò nulla nel suo modo di vivere e, non bevendo acqua che non fosse della sua cisterna, riuscì a vivere una vita serena. Incominciò presto, agli occhi degli altri, ad apparire “strano”, “anormale”. Messo al corrente dell’anormalità di Sapiens, il Re del posto lo sottopose alla visita di un medico di fiducia, il quale dedusse che Sapiens era malato, anormale, ma se avesse bevuto ogni giorno un bicchiere di una sua tisana magica, sarebbe guarito. Negli anni a venire, Sapiens fece finta di bere la tisana e continuò la sua vita normalmente, ma, invecchiando, cresceva in lui il desiderio di farsi una famiglia e avere dei bambini. Poiché, agli occhi degli altri, era lui ad apparire anormale, tutte le sue richieste di matrimonio rivolte ai padri delle sue possibili mogli venivano seccamente respinte. Fu così per molti anni, finché Sapiens non decise di recarsi presso una fontana pubblica per bere, davanti a tutti, la stessa acqua che per molti anni era stata bevuta anche dagli altri. Da quel momento anche Sapiens divenne “normale”, e tutti gridarono al miracolo e, da lì in poi, Sapiens ebbe l’imbarazzo della scelta su quale moglie prendere per dar vita alla tanto agognata famiglia. Il racconto potrebbe finire qua, e forse anche la leggenda della fontana presente nei pressi “de Fazzu”, se non fosse per il suo nome e cioè “Animejra” (Animella); “Senza nome non esiste la cosa e il nome dà realtà alla cosa”. Cercando l’etimologia della parola “animella” si nota che è il diminutivo di “Anima” e che fu usato per descrivere le parti molli degli animali (quelli di cui l’uomo pensava di essere superiore o anche dell’uomo stesso in quanto facente parte della stessa specie?) e dove si crede risieda gran parte della vita. La vita di cui parla un'altra leggenda, riguardante sempre le fonti, e cioè “La fonte della giovinezza”. La mitica fonte che, secondo alcuni, si troverebbe nell’Eden. Quest’altra leggenda parla di una fonte, che si crede possa trovarsi in America e che potrebbe essere stata il vero motivo del viaggio di Cristoforo Colombo verso il nuovo continente, ridarebbe la giovinezza o conferirebbe l’immortalità. In realtà, Colombo era alla ricerca del Sacro Graal, anch’esso collegato al mito dell’immortalità, poiché la leggenda del Re Pescatore (Gesù?) vuole che costui custodisca la Sacra Coppa (il presunto Graal) che ha il potere sia di mantenere giovani sia di curare da ogni male. Quindi, oltre che a ridare la giovinezza, quest’acqua può guarire dalle malattie. La malattia di cui era affetto Sapiens nella leggenda de “L’acqua che rende folli”? Che nel nostro paese per anni si è tramandata una leggenda universale, che qualcuno ha portato nel nostro territorio, ed ha voluto che rimanesse tale per tutti questi anni, in modo da ricordare ai posteri una verità che presto molti avrebbero celato, in quanto scomoda?
Si racconta che Dio, accorgendosi che l’uomo si riteneva superiore alle altre specie animali, decise di renderlo folle modificando la composizione dell’acqua presente sul globo terrestre in modo che coloro, cioè tutti, che avessero bevuto l’acqua sarebbero diventati folli, quindi stupidi, poiché non si sarebbero accorti di essersi addormentati e, solo qui, nel sogno avrebbero avuto l’illusione di essere coscienti. Un po’ come l’uomo che abbandonò l’Eden ritenendo di poter giudicare da sé dopo aver mangiato i frutti dell’albero della conoscenza. Dio decise però di risparmiare un solo uomo, di nome Sapiens (l’homo Sapiens, uomo sapiente, nome che in futuro gli scienziati diedero al primo uomo capace di pensare e di usare l’intelletto non solo al fine di sopravvivere?) e, apparendogli in sogno, gli rivelò il suo progetto e lo invitò a costruirsi una cisterna da cui potesse attingere dell’acqua per sé e per un altro centinaio di uomini sufficiente per almeno un secolo. Quando la cisterna fu terminata, l’acqua del globo terrestre fu modificata e tutti gli uomini che bevvero divennero folli. Sapiens non cambiò nulla nel suo modo di vivere e, non bevendo acqua che non fosse della sua cisterna, riuscì a vivere una vita serena. Incominciò presto, agli occhi degli altri, ad apparire “strano”, “anormale”. Messo al corrente dell’anormalità di Sapiens, il Re del posto lo sottopose alla visita di un medico di fiducia, il quale dedusse che Sapiens era malato, anormale, ma se avesse bevuto ogni giorno un bicchiere di una sua tisana magica, sarebbe guarito. Negli anni a venire, Sapiens fece finta di bere la tisana e continuò la sua vita normalmente, ma, invecchiando, cresceva in lui il desiderio di farsi una famiglia e avere dei bambini. Poiché, agli occhi degli altri, era lui ad apparire anormale, tutte le sue richieste di matrimonio rivolte ai padri delle sue possibili mogli venivano seccamente respinte. Fu così per molti anni, finché Sapiens non decise di recarsi presso una fontana pubblica per bere, davanti a tutti, la stessa acqua che per molti anni era stata bevuta anche dagli altri. Da quel momento anche Sapiens divenne “normale”, e tutti gridarono al miracolo e, da lì in poi, Sapiens ebbe l’imbarazzo della scelta su quale moglie prendere per dar vita alla tanto agognata famiglia. Il racconto potrebbe finire qua, e forse anche la leggenda della fontana presente nei pressi “de Fazzu”, se non fosse per il suo nome e cioè “Animejra” (Animella); “Senza nome non esiste la cosa e il nome dà realtà alla cosa”. Cercando l’etimologia della parola “animella” si nota che è il diminutivo di “Anima” e che fu usato per descrivere le parti molli degli animali (quelli di cui l’uomo pensava di essere superiore o anche dell’uomo stesso in quanto facente parte della stessa specie?) e dove si crede risieda gran parte della vita. La vita di cui parla un'altra leggenda, riguardante sempre le fonti, e cioè “La fonte della giovinezza”. La mitica fonte che, secondo alcuni, si troverebbe nell’Eden. Quest’altra leggenda parla di una fonte, che si crede possa trovarsi in America e che potrebbe essere stata il vero motivo del viaggio di Cristoforo Colombo verso il nuovo continente, ridarebbe la giovinezza o conferirebbe l’immortalità. In realtà, Colombo era alla ricerca del Sacro Graal, anch’esso collegato al mito dell’immortalità, poiché la leggenda del Re Pescatore (Gesù?) vuole che costui custodisca la Sacra Coppa (il presunto Graal) che ha il potere sia di mantenere giovani sia di curare da ogni male. Quindi, oltre che a ridare la giovinezza, quest’acqua può guarire dalle malattie. La malattia di cui era affetto Sapiens nella leggenda de “L’acqua che rende folli”? Che nel nostro paese per anni si è tramandata una leggenda universale, che qualcuno ha portato nel nostro territorio, ed ha voluto che rimanesse tale per tutti questi anni, in modo da ricordare ai posteri una verità che presto molti avrebbero celato, in quanto scomoda?
Da notare che alcuni fanno riferimento alle proprietà
dell’acqua di “Animejra”, che avrebbe
reso longevo chiunque vi si fosse abbeverato. Da non trascurare il fatto che il
Sacro Graal conterrebbe il sangue di
Cristo, l’agnello che toglie i peccati del mondo, e la celeberrima statua del
SS. Crocifisso presente nella chiesa matrice di San Nicola da Crissa mostra un “angiolo” che raccoglie in una coppa il
sangue che fuoriesce dal costato del Cristo crocifisso.
Statua del SS. Crocifisso, San
Nicola da Crissa -VV-
Questo racconto, più che di Sufismo, echeggia del mito
dei Templari. L’ordine dei monaci di Orval, dal nome del luogo dove fu
costruita una celeberrima Abbazia, l’Abbazia
di Notre-Dame d’Orval, per merito di monaci benedettini, provenienti dalla Calabria.
Il luogo divenne famoso anche per la produzione del formaggio e dell’omonima
birra, Orval. Anche in questo caso si parla di una sorgente (l’attuale fontana
Matilde) che si trova all’interno dell’Abbazia; si racconta che, quando Matilde di Canossa si recò a visionare i
lavori della costruenda Abbazia, immerse le mani nella sorgente del monastero e
l’anello nuziale le scivolò dalle dita, perdendosi fra le acque. Matilde invocò
l’aiuto della Vergine Maria per aiutarla a ritrovare l’anello e,
immediatamente, una trota emerse dalla fonte recando in bocca il prezioso
oggetto. Meravigliata dell’accaduto, la contessa esclamò: “Questo luogo è veramente
la valle dell’oro!”; “Aurea vallis”,
in francese “val d’Or” che, col tempo,
diventò Orval. La cosa più importante
era quella che questi monaci custodivano i segreti che riguardavano il Sacro
Graal, la coppa che avrebbe contenuto il sangue di Cristo, secondo alcuni,
secondo altri la verità sulla vita di Gesù. Il significato corretto di Sacro Graal sarebbe Sangue Reale. Il sangue della
stirpe di Gesù.
L’origine del mondo, per tutte le tradizioni, ha a che
fare con l’acqua. Dalla separazione delle acque superiori da quelle inferiori,
al Diluvio Universale (Genesi). L’acqua
ha sempre rappresentato la vita (“Dove c’è l’acqua c’è la vita” Scienza moderna).
E il termine sorgente (dal latino surgere) sta a significare sorgere,
risorgere, elevarsi (a Dio?). Gesù
(Il Messia dell’Era dei Pesci) iniziò il suo ministero pubblico (preparare gli
uomini al regno dei cieli) solo dopo essere stato “battezzato” nelle acque del
fiume Giordano da Giovanni. I cristiani venivano chiamati dagli Arabi “pesciolini”, da cui nasce il termine piscina (la
cisterna di Sapiens?) dove i cristiani si immergevano per ricevere il battesimo
per divenire, in senso figurato dei “pesci”, seguaci del Messia dell’Era dei
Pesci, Gesù.
Battesimo di Cristo - Piero della
Francesca
¹Scarmiu: Il toponimo dovrebbe derivare da scarmigliare (carminare)
pettinare, ma anche luogo con una roccia e una sorgente d’acqua (Animejra).
Oppure dal prelatino carm (sasso)
²Fazzu: Dovrebbe derivare da balzo, difatti anche in
dialetto siciliano si dice vazu, che significa luogo scosceso dirupato o
pendice ripida.
³
Li tene de la suriaca: Tenute, possedimenti, di fagioli. Suriaca, nome dei
fagioli, derivante dal latino faba syriaca, fava della Siria.
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