18 novembre 2022

San Martino all'Abate

 
L’Abati (Abate) è un toponimo di una zona del paese fuori dal centro abitato. Un “avamposto” del paese di San Nicola. Difatti c’è una Cona votiva. Cona deriva dal bizantino con il significato di “immagine” o “icona”. È una cappella votiva in cui appunto c’è un altare con un’immagine o una piccola statua. In questo caso quella di San Nicola da Myra. Da cui il toponimo “Abati”. Da qui per passare oltre il torrente Fellà si deve passare su di un ponte. Ponte che durante la seconda guerra mondiale venne bombardato mentre il centro abitato non venne mai colpito, come avviene spesso nelle guerre. Ma da lì nacque la leggenda, secondo la quale San Nicola avesse coperto il paese rendendolo invisibile agli aeroplani, salvando così gli abitanti.
 
Comunque, tralasciando la storia e le leggende, questo era il luogo dove negli anni in cui ancora nel nostro paese c'era un po' di fermento, come quello del mosto, i giovani si coalizzavano in "gruppi". Il nostro gruppo era l'unico, originale e distinguibilissimo "gruppo Trenta". Alcuni ragazzi che ne facevamo parte, eravamo anche i "produttori" di uno dei vini più buoni che io abbia mai bevuto. Il vino "de Nicola de lu volanti"(Nicola del volante, soprannome) che,
 

7 novembre 2022

La 127 rossa

 
Come detto altre volte quella era la nostra macchina. Alla sera ci rimanevamo dentro ad ascoltare le cassette. Per il calcio andavamo agli allenamenti e alle partite. Era la macchina della propaganda elettorale. Ci si metteva sopra un megafono e si andava in giro per annunciare i comizi o per attaccare i manifesti. È stata la macchina delle iniziazioni musicali. Bruce Springsteen con Tunnel of Love, Guccini già lo ascoltavo ma in quegli anni uscì Signora Bovary, un capolavoro che ancora oggi ascolto. A dire il vero in macchina c'era pure Bob Dylan ma a me non è mai piaciuto. Già quelle canzoni, in inglese, non le capivo e in più musicalmente non erano del genere che apprezzavo. Almeno di Guccini capivo le canzoni. Tutto proprio no, ma le trame erano ben sceneggiate. Un giorno Vittorio comprò l’ultimo album di Vasco Rossi, Liberi Liberi. Quel giorno disse: “Ho appena comprato questa cassetta di Vasco Rossi”, era ancora incellofanata, “Adesso ce l'ascoltiamo. Voglio vedere come si sente”. O sentire come si vede? Boh. “È originale. È costata parecchio”. Le cassette erano tutte originali ma lo stereo e le casse della 127 non lo erano di certo se non per quanto potessero essere vecchie. Era l'89 e ormai il capitano aveva preso il posto fisso sul lato passeggero di fianco a Vittorio. Noi da quattro passammo a tre sul posteriore. Vittorio infilò il nastro e iniziò a regolare il volume. Non so se ricordate dove aveva le casse la 127. Erano sugli sportelli laterali nella parte posteriore. Dalla parte di Vittorio il sedile era tutto in avanti. Dal lato passeggero più indietro. C'era comunque lo spazio per infilarci una mano. Uno da un lato e uno dall'altro mettemmo i fazzoletti per coprire le casse e Vittorio imprecava: “Non si sente per niente bene!! Ed è costata tutti quei soldi. Sono rimasto deluso dell’acquisto”. Allora provava ad alzare il volume al massimo e noi via i fazzoletti. Un frastuono. E lui abbassava di colpo e noi rimettevamo i fazzoletti. Alla fine quella cassetta non l'ascoltò più quando c'eravamo noi. Non so se poi quando passò alla Ritmo, sempre rossa, l'abbia ascoltata. La 127 rossa rimase per un po’ al servizio del circolo, come quando bisognava portare la calce per delineare il campo da gioco. Oppure quando portammo le sedie di ferro battuto sul campo sportivo, create da Pupo su sua ordinazione insieme ad una cassaforte tutta in ferro. Quelle sedie pesavano più di una persona. Non si ruppero mai, anche perché sopra non ci sedeva mai nessun’altro oltre lui. Penso che dopo 35 anni siano ancora al campo sportivo. L'unica volta che usammo la Ritmo rossa fu nella triste occasione del giorno del funerale del fratello di Vittorio. C’era una partita da disputare e Vittorio per nessun motivo al mondo voleva farla annullare. La Crissense, anche negli anni peggiori, è stata sempre ben considerata in tutti i posti dove andavamo a giocare. Una volta a Locri c'erano gli striscioni di bentornato a dei giocatori che tornavano apposta per disputare quella partita. A Siderno invece per “rispetto”, fino a fine primo tempo, eravamo ancora sullo 0 0, quando uno dei migliori dei nostri tirò fuori una punizione gioiello. Beh, poi in un tempo ce ne fecero 8. Vittorio lavorava a Serra e ce l'aveva su con un suo collega, perché a suo dire quando giocavano contro di noi non mancava mai nessuno e ci mettevano l'anima. Per quella partita, nonostante il suo stato d’animo, si preoccupò che fossimo almeno in 11 e a chi guidava la Ritmo disse: “Non preoccuparti la mia macchina a Serra ci arriva da sola. Arrivammo a 11 tra i ragazzi, qualcuno che non aveva mai giocato, e il presidente. L'arbitro convocò tutti per dirci che conosceva il valore delle due squadre, la rivalità, e si raccomandò il massimo rispetto nei suoi confronti e dell’avversario. Anche in quel giorno non mancò qualche risata per quel fatto e per tutti gli svarioni e lisci da “Mai dire gol”. Fatto sta che la partita finì 2 a 1 se all'ultimo minuto Nazzareno non avesse parato con il fondoschiena il tiro a colpo sicuro del presidente. Quella fu la prima e l’ultima partita, in campionato, per il presidente.

Il borsone. O meglio la borsa-valigia

 

Il primo sponsor dell’ARCI Crissense fu una pizzeria che comprò le tute e i borsoni per la squadra. A dire il vero chiamarli borsoni è esagerato. Diciamo che erano delle borse-valigia in gomma. Essendoci poche tute e poche borse-valigia a inizio campionato andavamo da quelli che non facevano più parte della squadra a chiedere indietro la preziosa merce. Le borse-valigia le usavano in pochi. Tra questi il capitano. Dentro ci metteva di tutto. Dallo scotch avana per fermare i calzettoni, sopra i parastinchi, alla carta igienica. Si perché il capitano ogni trasferta, specie negli spogliatoi con bagni nuovi, doveva segnare il territorio facendo i suoi bisogni. Negli spogliatoi casalinghi non lo faceva mai. Una volta dovemmo aspettarlo per più di mezz'ora terminata la partita. Ad aspettarlo eravamo quelli arrivati al campo di gioco con Vittorio. Da poco il capitano aveva cambiato gruppo macchina. Perché aveva saputo che il gruppo macchina di Vittorio, lui unico maggiorenne, finita la partita se ne andava in "gita". Una volta al ritorno da Sorianello passammo dalle piazze di Sorianello, Vazzano, Pizzoni e Filogaso. Prima il capitano lo si doveva passare a prendere sotto casa. Ma da quando venne a sapere di queste "gite", per di più con il tradimento dall'amico del cuore, Vittorio, non si faceva più prendere sotto casa. Ma arrivava in anticipo al circolo Arci e si sedeva nella nostra famosa127 rossa, anche mezz'ora prima della partenza.

Per tornare alla borsa-valigia una volta capitò un episodio esilarante. Anzi un episodio particolare visto che di esilarante c'era di tutto. Tipo quando l'arbitro chiamava i giocatori sulla distinta e un difensore si presentava come "Francesco numero due". E noi: "Bravo Nicola!!". Nome sulla carta Francesco nome fin dalla nascita Nicola.

E quando lo stesso partì per il Canada il suo posto lo prese un non cartellinato. L' arbitro chiamava: "Ireneo!". E noi:" Maffeo ha chiamato te". E lui: “Francesco numero due”.

L' episodio particolare successe a Vazzano. Il capitano quel giorno non riusciva a tirare fuori la carta igienica

 
 
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